Care lettrici, cari lettori, vi propongo questa “storiella” che ho trovato nel libro “Introduzione al cristianesimo”, anno 1969. L’autore, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, riporta un celebre apologo del filosofo danese Søren Kierkegaard. «La storiella è interessante. Narra come un circo viaggiante in Danimarca fosse un giorno caduto in preda ad un incendio. Ancora mentre da esso si levavano le fiamme, il direttore mandò il clown già abbigliato per la recita a chiamare aiuto nel villaggio vicino, oltretutto anche perché c’era pericolo che il fuoco, propagandosi attraverso i campi da poco mietuti e quindi aridi, s’appiccasse anche al villaggio. Il clown corse affannato al villaggio, supplicando i paesani ad accorrere al circo in fiamme, per dare una mano a spegnere l’incendio. Ma essi presero le grida del pagliaccio unicamente per un astutissimo trucco del mestiere […]. Il povero clown aveva più voglia di piangere che di ridere. […] Il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate: si trovava che egli recitava la sua parte in maniera stupenda… La commedia continuò così, finché il fuoco s’appiccò realmente al villaggio, ed ogni aiuto giunse troppo tardi: sicché villaggio e circo andarono entrambi distrutti dalle fiamme». Ratzinger commenta allora che il cristiano «[…] paludato com’è nei suoi abiti da pagliaccio tramandatigli dal medioevo o da chissà quale passato, non viene mai preso sul serio. […] Comunque si comporti, qualsiasi gesto faccia per presentare la serietà del caso, tutti sanno già in partenza che egli è appunto solo un povero clown». Questo giudizio amaro mi colpisce per la sua verità. Siamo anche noi come il pagliaccio di Kierkegaard?
Andrea Antonuccio
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