Care lettrici, cari lettori, tra le tante notizie che troverete su questo numero di Voce, una mi ha particolarmente colpito. Nell’Esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit”, uscita il 2 aprile, papa Francesco ha ricordato Carlo Acutis, un ragazzo di 15 anni morto di leucemia nel 2006. «Una notizia meravigliosa, non ce lo aspettavamo» ha commentato la madre Antonia. Nel documento, il Papa riporta una frase di Carlo: «Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie». Effettivamente, di “fotocopie” in giro se ne vedono tante, anche nel nostro mondo. Forse è più comodo così, forse non si sa bene in che cosa consista l’originalità che ognuno di noi porta dentro di sé. Scriveva Gaio Mario Vittorino (290-364), un retore romano, dopo la sua conversione: «Quando ho incontrato Cristo mi sono scoperto uomo» (Commentarium in Epistulam ad Ephesios). Ecco, forse per scoprirsi uomini “originali” occorre incontrare Cristo. Mi immedesimo nei genitori di Carlo Acutis, che hanno tirato su un figliolo santo. Quante volte avranno sbagliato, o non lo avranno capito. Ma chissà quante volte si saranno stupiti di quella presenza, che lasciava trasparire un’altra Presenza. E chissà che dolore, di fronte alla malattia e alla morte di un ragazzo così… Io non li conosco, ma so che quel padre e quella madre hanno incontrato Cristo. E lo amano, anche se ha chiamato a sé il loro figliolo. La santità è davvero alla portata di tutti, genitori e figli, grazie a una familiarità con il Signore che travolge la vita e la rende invidiabile, anche di fronte alle tragedie più laceranti. Ma noi che esperienza facciamo, della presenza di Gesù?
Andrea Antonuccio
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