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La recensione – Annunciare Cristo nel cambiamento d’epoca

L’anno scorso il cardinale Angelo Scola, Arcivescovo emerito di Milano, ha tenuto alcune lezioni in occasione degli esercizi spirituali per sacerdoti organizzati dalla “Fraternità di Comunione e Liberazione”. Ora quei testi, insieme agli interventi dei partecipanti (primo fra i quali il presidente dell’associazione, don Julián Carrón), sono stati da poco pubblicati da Itaca con titolo “Annunciare Cristo nel cambiamento d’epoca” (pp 120, euro 12). Partendo dai presupposti che «ascoltare è lasciarsi fecondare dall’esperienza dell’altro» (p. 17) e che «l’esistenza di ogni uomo ha sempre una natura responsoriale», il libro invita a considerare Gesù come l’universale che può unificare il senso della vita. Per questo è indispensabile far parte della comunità dei suoi discepoli, che è propriamente tale quando fa fiorire le persone che la compongono. Certo, questo non assicura il successo della vita e dell’apostolato poiché sono sempre in gioco la libertà e la responsabilità del soggetto. È il caso doloroso dei presbiteri che lasciano il ministero a causa di una donna. Attingendo alla propria esperienza di vescovo diocesano a Grosseto, Venezia e Milano, il cardinale Scola confida che cercava di spiegare ai sacerdoti in crisi che non può essere l’ultima situazione a illuminare tutta la vita precedente, anche perché ci saranno forse vicende future che impediranno un’ulteriore rilettura del momento presente, che ora pretende di fungere da chiave ermeneutica delle scelte passate (cf p. 85).

Il problema di fondo è il contesto culturale: «Fino a prima del Sessantotto, verità e ragione erano le parole chiave; adesso lo sono felicità e libertà» (p. 89). Questo non deve assolutamente condurre a disprezzare o sminuire il ruolo della libertà in quanto ciò che non promana da essa non dura. Il discorso è che ormai anche le realtà tipicamente ecclesiali, come l’oratorio, sono spazi missionari. Il contatto diretto e la testimonianza sono elementi indispensabili nella trasmissione della fede, non coprendosi dietro slogan o frasi fatte: ad esempio, «in questi anni la Chiesa in uscita si è spesso ridotta a una moltiplicazione di iniziative che finivano sempre sotto il campanile rischiando di distruggere i preti (il famoso “burn out” [esaurimento da lavoro, ndr]) e anche i laici, pochi o tanti che fossero» (p. 96). Il volume aiuta certamente ad approfondire e riflettere sull’esperienza ecclesiale, suscitando interrogativi e proponendo atteggiamenti generali, più che offrire soluzioni a problemi specifici. Ogni lettore potrà verificare direttamente nel suo contesto se i percorsi suggeriti si rivelano promettenti.

Fabrizio Casazza

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