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La recensione – Orientarsi nel tempo dei populismi

Sfogliando i quotidiani o vedendo i telegiornali si rimane sempre più stupiti per il caos che segna costantemente la scena pubblica. Come quando una squadra di calcio è in grave difficoltà cerca in mille modi di ricuperare slancio, motivazioni e tecniche, così oggi è necessario tornare ai fondamenti per progettare il vivere comune. In questa direzione va il libro “Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi”, appena pubblicato dalle edizioni San Paolo (pp 186, euro 16).

Il testo nasce dalle proposte formulate sulla prestigiosa rivista “La Civiltà Cattolica”, di cui è scrittore (cioè redattore) l’autore del testo. Si tratta del gesuita novarese Francesco Occhetta, teologo morale, giornalista professionista, consulente ecclesiastico nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Viene innanzi tutto affrontata la questione del populismo, un movimento variegato nato in Russia a metà Ottocento la cui caratteristica principale «è quella di considerare il pluralismo un disvalore» (p. 24). Con una comunicazione «spesso autoreferenziale e strumentale» (p. 40), una «visione messianica e moralistica della politica» (p. 48), l’esaltazione della democrazia diretta congiunta alla delega ai tecnici di risolvere i problemi concreti della società, la raffigurazione del cittadino come «un consumatore politico, non un protagonista» (p. 77), il populismo in realtà marginalizza e depaupera quel popolo le cui istanze pretende di rappresentare.

Il volume affronta poi molti temi scottanti, talvolta accantonati, talaltra affrontati con superficialità, come la costruzione di una società inclusiva, il servizio pubblico televisivo, le riforme costituzionali, il finanziamento pubblico ai partiti. Si lamenta anche un’impostazione deviata di diritto amministrativo (purtroppo presente in certi casi anche nella comunità ecclesiale) fondata su una «ipertrofia del diritto amministrativo» (p. 169), che pretende di normare ogni aspetto della vita con la conseguenza che la mancanza di un francobollo può arrivare a bloccare tutto il farraginoso meccanismo decisionale. Il libro non delinea solo un quadro teoretico ma si lancia anche in polemiche precise, come quando afferma che il «linguaggio politico di Salvini è come un tuono sulle paure, quello di Di Maio è simile a un fulmine sulle istituzioni» (p. 44) o quando sostiene che la «Lega è diventata la paladina della cristianità e della difesa del territorio contro i musulmani, ma l’elemento religioso rimane pagano e lontano dalla tradizione cristiana» (p. 47). Alcune prese di posizione del gesuita Occhetta faranno sicuramente discutere ma certamente egli non si adombrerà di ciò in quanto pare di capire che il suo scopo sia precisamente quello di suscitare un dibattito pubblico sui temi centrali della vita del Paese, cui dare risposte ragionate, confrontate, fattibili.

Fabrizio Casazza

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