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Conferenze sui doveri ecclesiastici

LA RECENSIONE

Conferenze sui doveri ecclesiastici

Il beato Antonio Rosmini nacque in una famiglia aristocratica nel 1797 a Rovereto, città trentina ai margini dell’Impero asburgico. Fu uno dei maggiori filosofi dell’Ottocento europeo, fondatore dell’Istituto della Carità e protagonista della vita religiosa e civile del suo tempo, soprattutto negli anni del Risorgimento italiano. Conclusi brillantemente gli studi liceali scelse d’iscriversi alla facoltà di teologia dell’Università di Padova, ove rimase tre anni. Nel 1821 venne ordinato sacerdote. Seguirono alcuni anni trascorsi a Rovereto nella quiete del palazzo di famiglia, dove si dedicò a due principali filoni di studi, la riforma della filosofia e, sollecitato dai moti rivoluzionari del 1821, la politica. Nel 1826 si stabilì a Milano con Niccolò Tommaseo. Per condividere l’amore universale, ormai divenuto l’ispirazione definitiva di tutta la sua vita, fondò l’Istituto della Carità nel 1828 a Domodossola. Nel settembre 1834 accettò l’incarico, su proposta del vescovo di Trento, di reggere la parrocchia di San Marco a Rovereto. Giunto a Roma, il papa, il beato Pio IX, lo accoglie favorevolmente, gli promise la porpora cardinalizia ma quando nella capitale scoppiò la rivoluzione che instaurava la Repubblica romana, il Pontefice fuggì a Gaeta, mentre vennero inserite nell’Indice dei libri proibiti alcune sue opere. Morì nel 1855; all’amico scrittore Alessandro Manzoni, rimasto con lui fino alla fine, consegna il suo testamento spirituale in tre brevi parole: adorare, tacere, godere.

Nel 2001 il cardinale Ratzinger, con una Nota della Congregazione per la dottrina della fede, dichiarò «ormai superati i motivi di preoccupazione» che portarono alla promulgazione del decreto contro Rosmini, che venne beatificato nel 2007 a Novara. Ora l’editrice Città Nuova pubblica le sue Conferenze sui doveri ecclesiastici (pp 566, euro 55), composte in varie versioni tra il 1838 e il 1843, stampate postume nel 1880. L’impianto di fondo è sicuramente quello del presbitero secondo il modello del concilio di Trento (1545-1563) ma non è questa una ragione sufficiente per non trarre preziosi suggerimenti per il clero contemporaneo: il libro punta, infatti, alla radice permanente del ministero sacerdotale, il rapporto personale con Gesù. In effetti «la santità consiste nella unione e comunicazione nostra colla divina natura, la quale in questa vita si fa principalmente coll’orazione» (p. 79). Importantissima è anche la cura della dimensione culturale per essere all’altezza di dialogare con tutti, anche – esemplifica il volume – con l’avvocato, il medico e lo speziale, ossia con i ceti più alti della società dell’epoca: purtroppo ai nostri giorni rischia di presentarsi nuovamente questo pericolo, in un mondo in cui moltissimi giovani sono laureati, mentre il parroco abbandona talvolta ogni genere di lettura, studio, approfondimento, aggiornamento, cosicché la sua predicazione, il suo pensiero e il suo tratto ne risentono impoverendosi. Quest’opera del beato Rosmini può essere uno strumento di verifica e meditazione non solo per i chierici, espressi destinatari dell’opera, ma in fondo di ogni credente che voglia approfondire le basi della propria fede.

Fabrizio Casazza

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