TENDA DELLA MISERICORDIA
L’omelia del Vescovo alla Messa di sabato sera, festa dei Santi Pietro e Paolo
«Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa». […] Il problema poi è come funziona nella pratica: Pietro e Paolo le hanno prese di lungo e sono finiti in prigione tante di quelle volte che la metà basta. Il fatto che le porte degli Inferi non prevarranno contro di essa, non vuol dire che è un cammino di petali di rose e che tutto va liscio. Anzi, nella Bibbia alcune volte Dio dice: “Tranquillo, non ti faranno niente, non subirai alcun male”, ma pronostica che andranno in prigione, che saranno perseguitati e che le prenderanno. E così accade a San Pietro e San Paolo. Abbiamo ascoltato nella prima lettura che Erode uccide Giacomo, il fratello di Giovanni l’Evangelista. E vede che questa successione ha avuto una buona risonanza preso i Giudei, allora dice: “Perseguitiamo un po’”. E in questa persecuzione fece arrestare Pietro, siamo nel capitolo dodici degli Atti, che va in carcere per la terza volta. La terza in dodici capitoli, “le forze degli Inferi non prevarranno” si è sentito dire da Gesù. Mentre tutta la Chiesa innalza a Dio la sua preghiera per Pietro, lui sta dormendo con due catene alle braccia e arriva un angelo lo tocca sul braccio che gli dice: “Alzati in fretta”. Lui si alza e le catene gli cadono dalle mani, l’angelo dice: “Mettiti la cintura e legati i sandali” e lui obbedisce. E poi gli dice: “Mettiti il mantello e seguimi” e lui lo fa. Il carcere era ben chiuso con tante guardie di piantone, Pietro si è svegliato di soprassalto a opera di un angelo, cosa che non capita francamente tutti i giorni, e non riesce a capire se è sveglio. Pensa di avere una visione, un sogno: passano il primo e il secondo posto di guardia, poi arrivano alla porta di ferro che conduce in città; la porta si apre da sola davanti a loro. Poi a un certo punto prende una strada differente e l’angelo sparisce.
Già era successo che Pietro finisse in carcere: il Sinedrio aveva deciso di arrestare gli apostoli ma di nuovo erano stati liberati miracolosamente. E un angelo gli dice: “Andate nel tempio e predicate”. Il giorno dopo dovevano essere processati davanti al Sinedrio. Come se la polizia mi arrestasse e io il giorno dopo andassi a predicare nel cortile della questura. Uno dice: “Ma sei scemo, te la vai a cercare”. Il Sinedrio aveva la sede al tempio e loro vanno là a predicare. Quando vanno a prenderli in prigione non li trovano, sono spariti. Dicono: “Le porte erano totalmente chiuse a chiave, le guardie al loro posto, ma loro non ci sono. E un’altra arriva: “Stanno predicando nel cortile del tempio”. La volta prima avevano commesso questo grave misfatto: uno storpio che chiedeva l’elemosina alla porta del tempio è stato guarito da Pietro e Giovanni, ed è entrato nel tempio saltando e lodando Dio. Quella volta li ha messi in prigione, giudicati e poi li hanno bastonati. E questi se ne vanno a casa, fieri di essere stati tenuti degni di essere oltraggiati nel nome del Signore. Carissimi, io vi devo confessare che, purtroppo come vescovo della diocesi, con tutte quelle che mi sono sentito dire non mi è successo mai di dire: “Evvai, grazie Signore”. Non ce la faccio. Ma Gesù ha detto: “Quando vi perseguiteranno e mentendo vi diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia, rallegratevi risultate”. Non ce la faccio. Non lo so se qualcuno tra voi è capace. Come non l’ho visto su di me, devo dirvi che ne ho visti proprio pochi. Una mia amica l’ho vista così: per motivo dell’essere suora è stata pesantemente perquisita in un aeroporto a chiaro scopo intimidatorio. E se n’è andata ringraziando la guardia di frontiera che è rimasta basita, perché questa l’ha ringraziata con il cuore.
L’altro racconto. Paolo abbiamo sentito che dice: “Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede”. Ho avuto la grazia un mese fa di andare in Grecia, abbiamo fatto il pellegrinaggio diocesano sulle orme dell’apostolo Paolo nel suo secondo viaggio missionario: era partito da Antiochia di Siria, è risalito in Asia minore, l’attuale Turchia, ha girato ed evangelizzato, è andato nella parte occidentale. Poi ha attraversato il mare in nave, è arrivato nella parte nord della Grecia, in Macedonia e poi ho cominciato a evangelizzare a Filippi, Tessalonica, poi a Berea, ad Atene e a Corinto. Tra l’altro abbiamo fatto il pellegrinaggio proprio nei giorni in cui si leggevano gli Atti degli apostoli in quei capitoli. Un momento bellissimo. Devo dire che mi ha colpito il selciato nella piazza di Filippi: Paolo viene portato davanti agli anziani che giudicavano il popolo, qui viene accusato, gli strappano le vesti e lo caricano di bastonate. Poi insieme con Sila viene buttato in carcere. Quarto racconto di carcere. Anche loro con le catene a mezzanotte, sono svegli e cantano le lodi di Dio, nel buio. E gli altri carcerati che dicono? “State zitti e lasciateci dormire”? No, i carcerati in silenzio stanno ad ascoltare perché si accorgono che questi due sono straordinari. Poco dopo arriva un terremoto e le porte di tutte le celle si aprono, un terremoto miracoloso. Le catene cadono, ancora più miracoloso. I carcerati rimangono nelle celle, ancora più miracoloso. Scende giù il carceriere, nel buio più totale, tira fuori la spada e Paolo intuisce che vuole farsi del male: “Fermati, non ti fare del male, siamo qui”. Tutti i carcerati sono nelle loro celle, e Paolo comincia a evangelizzare. Il carceriere si converte insieme con la sua famiglia, si battezzano tutti, poi porta Sila e Paolo in casa cura le loro le ferite e li rifocilla. Dopo li riporta in cella, ma al mattino gli anziani hanno deciso di liberarli.
Ora carissimi fratelli e sorelle, questi nostri fratelli hanno fatto una vita dura. E credere che Dio non lascerà che le porte degli Inferi prevalgano su di te: quando uno viene ammazzato con la spada, Giacomo fratello di Giovanni, quando vengono sbattuti in prigione caricati di colpi, flagellazioni e lapidazioni. Ecco, subire queste cose sulla propria pelle non è scontato. E credere non è scontato. Io voglio dirvi che anche noi dobbiamo imparare a credere in Dio nonostante ogni apparenza. Quando abbiamo questa fede si accompagnano anche i segni di Dio, e la potenza della Parola ci invade e ce la fa annunciare in modo credibile. Perché diventiamo innamorati in modo forte di Dio. Voglio lasciarvi questo pensiero nella festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo, perché hanno vissuto una vita senza paura nell’annunciare il Signore anche a costo della vita. Che la loro intercessione dal cielo scenda su tutti noi, sulla nostra Chiesa perché sappiamo veramente credere con convinzione nel Signore Gesù e annunciarlo in ogni dove. Vogliamo vivere adesso la nostra fede nel Signore ora, nella celebrazione eucaristica, accogliendo l’avvento del Signore nel pane eucaristico. Che la Vergine Maria interceda per noi, che la invochiamo come protettrice come Madonna della Salve, perché la nostra Chiesa sappia ogni giorno di più seguire Cristo.
+Guido Gallese