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Tradire la tradizione per parlare al mondo

Il #GRANELLODISENAPE

di Enzo Governale

Questa mattina ho letto la notizia dell’uscita di un nuovo album dal titolo “Tradizione e tradimento”. Ancora una volta, il buon Niccolò Fabi arriva al momento giusto. Ma facciamo un passo indietro. Questa estate durante il cammino verso Venezia abbiamo pregato molto per la nostra Chiesa locale: per le comunità, i pastori e tutti gli operatori pastorali perché le scelte prese dai singoli e dalle comunità possano portare alla comunione fraterna in Cristo. Certo è difficile tradurre in azioni questo desiderio condiviso, ma ecco la soluzione: tradizione e tradimento. Sembrano due parole agli antipodi (ed effettivamente nel gergo quotidiano lo sono) ma sono legate tra loro perché il verbo di origine è lo stesso, “tradĕre”, e anche il significato originario di “consegna” è identico.

Ma cosa c’entrano queste due parole con la nostra Chiesa locale? Quando avviene un tradimento si interrompe una tradizione e quando la nuova regola si afferma, quel tradimento si trasforma in tradizione (che in sostanza è la storia dei tradimenti). Come se il processo evolutivo si possa compiere solo all’interno della dinamica tradizione-tradimento, attraverso il tradimento dell’ultima “consegna” ereditata dalla storia. Ecco come possiamo essere fratelli in Cristo: dobbiamo avere il coraggio di “tradire” la nostra “tradizione” (intesa come proposte ed azioni  pastorali) perché il cambiamento che ne scaturisce possa avvicinarci alle persone e parlare alla società senza dover alzare la voce.

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