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«Nel dolore scegliamo l’Amore»

Vigili del fuoco caduti in servizio

L’omelia di monsignor Gallese ai funerali di Stato di venerdì 8 novembre

Carissimi,
sento nel cuore il compito di una parola di senso per questo dolore che ci sta attanagliando tutti come una cappa da giorni. E ovviamente le parole umane non sono sufficienti, per dare un senso. L’unica parola che veramente consola è quella del Signore. Abbiamo ascoltato come Dio, venendo a salvare gli uomini, abbia scelto non di venirli a salvare dall’alto ma, in modo impressionante, di venire a condividere con l’uomo addirittura la sofferenza più atroce ed estrema: la morte per tortura su una croce. Questo è un mistero veramente grande, questo è un messaggio che Dio ci dà. L’Apocalisse ci ha presentato il mistero del senso, i sigilli permettono di aprire questo libro che è nella mano destra di Dio, e permettono di spiegarci il senso. E quando l’Agnello di Dio spezza il primo sigillo venne «cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora».

Il primo elemento per comprendere la nostra realtà, la nostra vita e storia è colui che viene vittorioso ed esce per vincere ancora: è l’Agnello di Dio, è il Signore Gesù stesso che si presenta come primo elemento e come chiave di lettura della storia. Dopo di che, all’aprirsi degli altri due sigilli viene la guerra, la carestia e la morte. Questa cosa è per noi è misteriosa. Viene l’Agnello di Dio, diciamo che vince, e tutto per noi continua ugualmente. Sembra che non sia successo niente, continuano le guerre, le carestie e le morti. L’Apocalisse si svolge in buona parte dal cielo, e la nostra Cattedrale a me piace molto per i colori azzurro e oro sulla volta che richiamano il fatto che mentre noi celebriamo la liturgia in cielo davanti al trono di Dio c’è una liturgia anche qui sulla terra. E in questa liturgia ci sono le anime che da sotto l’altare escono e sono «coloro che furono immolati a causa della Parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. E gridarono a gran voce: “Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?”». Sono domande che sorgono dai nostri cuori, di fronte a ogni tortura di questo mondo e di questa vita. Il prosieguo è sorprendente: «Venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro». Anche questo è sorprendente, questi chiedono giustizia e gli viene detto: «Aspetta che vengano ammazzati tutti». Non è il nostro modo di vedere. Questa è la visione “giovannea” della parabola del grano e della zizzania. Nel campo di grano sorge la zizzania, e chiedono al padrone del campo: «Ma non hai seminato il seme buono?». E lui risponde: «Sì, ma un nemico ha fatto questo. Ma non andate a togliere la zizzania, lasciate che cresca fino al momento della mietitura».

Il mistero della nostra vita è che fino a quando non tornerà l’Agnello immolato, in questo mondo convivono il grano e la zizzania. E la nostra forza sta nel non farci contaminare dal male, dalla zizzania, ma perseverare nel bene. Questo è il grande mistero di fronte al quale ci troviamo. Ed ecco che la passione e morte del Signore ci riporta a quel momento. Abbiamo ascoltato che presso la croce di Gesù stavano sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Ai piedi della croce abbiamo la nostra Santa Patrona, Madonna della Salve, a cui noi siamo veramente affezionati e legati. A lei, da secoli, affidiamo i nostri tormenti e sofferenze, a lei ritratta nell’atto di essere sostenuta da Giovanni sotto la croce. Maria vive questo dolore immenso del suo figlio, morto in croce, ingiustamente. Vogliamo rivolgerci a Maria, affidarci a lei, perché è l’unica che ci può capire appieno, totalmente. È lei che ci consola, è lei che intercede per noi, è lei che ci sta a fianco, è lei che ci dà l’esempio. La nostra carissima Madonna della Salve interceda per tutti noi e ci faccia vivere questo momento associandoci a Cristo. In questo momento di dolore noi vogliamo scegliere l’amore di Gesù: l’unico che può sanare le ferite, l’unico che ci può dare una forza di vivere per non essere travolti dall’amarezza, dal male e dalla disperazione.

Vogliamo allora proseguire in questa celebrazione con l’intercessione della Vergine Maria contemplando, in unione con la liturgia del cielo, il mistero che si svolge sull’altare: Gesù che dona la vita amorevolmente e che ci promette e ci associa un giorno alla sua gloria nella liturgia del cielo, insieme con tutti gli Angeli e i Santi. Dove vogliamo ritrovare i nostri fratelli Matteo, Marco e Antonino. Che la Vergine Maria ci accompagni in questa celebrazione per gustarne la pace e la consolazione.

+Guido Gallese

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