83 anni il 17 dicembre, 50 di sacerdozio il 13 dicembre. Qualcuno è più giovane di lui?
Un giorno uguale agli altri, quel 21 settembre del 1953, nella vita di Jorge Mario Bergoglio. Come molti altri suoi compagni di scuola, stava andando ai festeggiamenti del Giorno dello studente. Prima, però, pensò bene di passare dalla sua parrocchia, la chiesa di San José de Flores. E lì trovò un sacerdote che non conosceva ma che lo colpì subito, e a cui chiese di potersi confessare. Quella confessione non fu come le altre. Jorge tornò a casa con una sola, pervicace, idea nella testa: diventare sacerdote. Ci vollero 16 anni per arrivare all’Ordinazione sacerdotale, avvenuta il 13 dicembre 1969, festa di Santa Lucia, con l’imposizione delle mani da parte dell’allora arcivescovo di Cordoba, Ramón José Castellano. Sono passati 50 anni: e proprio in questi giorni il Santo Padre Francesco ha celebrato le sue “Nozze d’Oro” con la Chiesa. Una storia lunga, fatta di 27 anni di episcopato, all’interno dei quali trovano posto i quasi sette anni da Sommo Pontefice. «Ciò che mi piace di più è essere prete» ha confessato una volta Bergoglio alla giornalista argentina Olga Wormat. Aggiungendo subito dopo: «Preferisco essere chiamato padre».
E proprio la “paternità spirituale” è per Francesco il requisito fondamentale del prete, come non si è mai stancato di ripetere durante i suoi viaggi apostolici, negli incontri con i vescovi e con il clero. In ogni occasione utile il Papa traccia l’identikit del sacerdote: fin dalla sua prima Messa crismale, nel marzo del 2013, ha raccomandato «l’odore delle pecore» per essere pastori in mezzo al gregge (e non meschini guardiani dell’ovile, senza alcuna autorevolezza). “Miserando atque eligendo”: il motto del pontificato è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrisse: «Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me» (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: seguimi). Nel 1953, in Argentina, il Signore incrociò lo sguardo di un ragazzo di 17 anni; lo guardò con sentimento di amore e lo preferì come suo Vicario in terra. Scelse Jorge (perché non me?!) per ragioni che capiremo solo nella dimensione dell’Eternità. E noi, allora? Beh, a noi tocca il compito più semplice: seguirlo. Mi colpiscono i “critici” di Bergoglio: non si ricordano che il Pontefice non si è “issato” lì dov’è da solo, con un giochetto di potere. Qualcuno lo ha scelto e lo ha messo in quella determinata posizione, per quel determinato compito. Come in tutte le cose della vita, riconoscere la volontà altrui è un problema di umiltà e, soprattutto, di fede (cioè di fiducia). E «di chi non si fida» diceva mia nonna «non c’è da fidarsi». Inutile ribellarsi: i nonni dicono sempre la verità.
Esortazioni apostoliche
speciale a cura di Andrea Antonuccio