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Venti di pace Venti di guerra

Cosa succede in Medio Oriente

Il 2020 si è aperto tra missili e tensioni internazionali. Usa e Iran si colpiscono, tra raid e dichiarazioni al veleno, e il mondo resta a guardare con la paura di un possibile conflitto mondiale. Ma partiamo dalla goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 gennaio un attacco missilistico americano ha colpito l’aeroporto di Baghdad, capitale dell’Iraq: il raid ha ucciso otto persone, tra cui il generale iraniano Qassem Soleimani, figura chiave della strategia iraniana in Medio Oriente. Soleimani, hanno chiarito da Washington, stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq.

Ma la tensione era già iniziata qualche giorno prima: il 31 dicembre il “Kataeb Hezbollah”, gruppo paramilitare sciita iracheno, sostenuto dall’Iran, ha preso d’assalto l’ambasciata americana a Baghdad per protestare contro i recenti raid degli Usa. I funerali del generale iraniano si sono svolti con una folla immensa a Kerman, città natale di Soleimani, accompagnati da manifestazioni e cortei di protesta. Per le tv locali si parla di milioni di persone, e nella ressa delle celebrazioni ci sono 56 vittime e oltre 200 feriti. Intanto, il Consiglio di sicurezza iraniano ha reso noto che sono già stati «individuati 13 scenari per la vendetta» e che «se gli Stati Uniti non ritirano le forze dalla regione, affronteranno un altro Vietnam». Trump risponde a colpi di tweet: «Se ci attaccano, già individuati 52 siti da colpire». Ma lunedì arrivano le smentite: «Rispetteremo le leggi di un conflitto armato» ha detto il capo del Pentagono, Mark Esper. Anche il Papa ha lanciato il suo appello, durante l’Angelus di domenica 5 gennaio: «La guerra porta solo morte e distruzione». I soldati italiani, secondo “La Stampa”, hanno lasciato il 7 gennaio la base americana a Baghdad, da giorni sotto il tiro dei mortai. L’Iraq nel frattempo si è appellata al Consiglio di sicurezza dell’Onu, definendo l’attacco americano «un’aggressione contro il popolo e il governo dell’Iraq, una violazione flagrante delle condizioni legate alla presenza delle forze americane in Iraq e una escalation pericolosa che potrebbe condurre ad una guerra devastatrice in Iraq, nella regione e nel mondo».

Dalle parole ai fatti. La vendetta di Teheran è arrivata nella notte di martedì 7 gennaio: una pioggia di missili ha colpito alcune basi americane in Iraq. Gli organi iracheni parlano di almeno 80 vittime, Usa e Iraq smentiscono il numero dei morti. «Ieri notte li abbiamo schiaffeggiati – ha detto Khamenei, il leader iraniano – ma se si arriva al confronto, le azioni militari di questo tipo non sono sufficienti. La presenza corrotta degli Stati Uniti deve finire». Nel pomeriggio di mercoledì alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha tenuto un discorso al mondo intero: «Nessuna vittima nei raid dell’Iran,ma i soldati sono preparati a ogni possibilità». Trump ha poi aggiunto: «Dobbiamo raggiungere un accordo che permetta all’Iran di crescere e prosperare, ma dovranno abbandonare le ambizioni nucleari e finire di sostenere il terrorismo». Il mondo resta a guardare, e le tensioni tra Washington e Teheran crescono ogni giorno di più.

Alessandro Venticinque

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