Medicina e fede
Vorrei riprendere la riflessione sulla malattia mentale: l’ultima volta, per motivi di spazio, avevo lasciato aperti alla discussione alcuni aspetti importanti, spunti di discussione che la medicina e la società, in particolare i medici cattolici possono, debbono affrontare. Alcune cose importanti: abbiamo dunque chiuso i manicomi: sono ora veramente “liberi” i malati di mente? Sono veramente assistiti adeguatamente, loro e le loro famiglie? Il “negare”, in sostanza, la malattia di mente come elemento puramente clinico porta un reale beneficio o miglioramento della loro triste condizione? In realtà, con buona pace del professor Basaglia, la teoria per la quale la malattia mentale non sia frutto di un processo biologico, non sia, in sintesi, un frutto “imperfetto” del processo di creazione perfetta, risale a molto tempo fa: basta leggere gli scritti del grande psichiatra, scrittore e poeta Mario Tobino, “Le libere donne di Magliano”, del 1953: il romanzo autobiografico nel quale in base alla sua esperienza Tobino sostiene che la pazzia non sia una vera malattia e che gli “altri” non capiscano semplicemente le leggi della “loro” mente.
Erano gli anni dei manicomi duri, della camicia di forza, della contenzione fisica, perché costoro non fossero “pericolosi a sé e agli altri”. Le donne e gli uomini dei manicomi erano però “liberi” almeno di urlare, di manifestare i loro sentimenti, magari incomprensibili e “pericolosi”, di suonare i loro “tasti rotti in una orchestra di ubriachi”, per citare i versi di una bella canzone dei nostri giorni. I progressi farmacologici e farmacoterapeutici nell’ambito degli psicofarmaci hanno creato una generazione di “sedati”, di “distaccati da neurolettici”, una vera e propria camicia di forza farmacologica. Di più: la diffusione degli psicofarmaci per i malati di mente, quasi fossero dei prototipi terapeutici, ha indubbiamente favorito la estensione del loro uso e abuso nella intera popolazione, tanto che gli ultimi studi ci dicono che per esempio gli antidepressivi sono tra i farmaci più usati dalle popolazioni occidentali, non distanti dai farmaci per il cuore. Non dimentichiamo, per inciso, che la lobby dei farmaci è in America, seconda soltanto a quella delle armi. Il medico cattolico che cosa deve fare? Intanto fare anche lo psichiatra (pochissimi i cattolici) e affrontare queste problematiche: oggi, forse, i più poveri fra i poveri sono questi malati, più amati sicuramente dal Signore.
Franco Rotundi