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A Felizzano da Luca Cerri

Intervista al primo cittadino di Felizzano

«Faccio il sindaco non per fare carriera ma per il bene del mio paese»

L’oratorio dove è stato da bambino e dove ha fatto l’educatore, la piazza Paolo Ercole e la chiesa di San Rocco: andiamo a guardare Felizzano con gli occhi del sindaco Luca Cerri (nella foto qui accanto). «Sono un appassionato di vini, il mio preferito è il Barolo. Quando ho tempo, visito aziende e cantine. Per questioni genealogiche sono interista: il mio bisnonno tifava Inter, e così mio nonno e mio padre. Spero che mia figlia porti avanti questa tradizione (ride)».

Luca Cerri ha 32 anni, una laurea in economia, una compagna e una figlia di due anni, Emma. Il suo libro preferito è “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti: gli piacciono tutti quelli di Ammaniti, gli piace proprio come scrive ma di quello ha visto anche la trasposizione cinematografica. Con la sua bambina invece legge spesso “Frozen”, perché è molto in voga e perché è la stagione adatta. Ha ricevuto il Battesimo nella Pasqua del 1988 ed è sindaco di Felizzano dal 25 maggio 2014. Chi gli vuole bene dice di lui che è molto disponibile, quando prende un impegno lo porta avanti, è bravo a risolvere problemi con l’informatica. Un difetto? «Non so dire di no».

 

Un “luogo del cuore” della sua città.
«L’oratorio del paese, della chiesa di San Pietro, in piazza San Pietro, Lì ho passato tanti dei miei anni: andavo a giocare da bambino, da adolescente ho fatto l’animatore e ho continuato fino ai tempi dell’università: sono rimasto lì fino ai 24 anni».

Se venisse lo zio d’America, dove lo porterebbe?
«Sicuramente in piazza Paolo Ercole e in via Paolo Ercole, in pieno centro città. Si tratta di una piazza molto grande per essere collocata in un piccolo paese, con dei bei portici che danno sul palazzo del Comune, mentre via Paolo Ercole ha una pavimentazione molto particolare, tutta di ciottolato. Non potrebbe poi mancare una visita alla torre Cova. Felizzano in passato era conosciuto come “Il paese delle 7 torri”, ora ne sono rimaste solo tre: 2 campanili e la torre Cova, simbolo del paese. Le altre, nel corso degli anni, sono cadute».

Se dovesse fare una proposta di matrimonio dove andrebbe a inginocchiarsi?
«Felizzano è divisa in due parti: la parte “alta” e quella sul Tanaro. Io andrei sui bastioni che sorreggono il centro storico del paese, noi li chiamiamo “gli spalti”» .

La chiesa più bella del paese dov’è?
«In paese ne abbiamo 4, a mio parere la più bella e quella con più valore storico artistico è quella di San Rocco, una pieve cimiteriale che risale al 1100. Alcuni dicono che sia sorta accanto ad un lazzaretto costruito in seguito allo scoppio della peste bubbonica. Sul muro c’è un affresco bellissimo riscoperto grazie a recenti restauri. Viene aperta per le festività importanti, come Ognissanti e in estate si organizzano anche visite guidate».

Quali sono gli eventi clou della vita di Felizzano?
«Il patrono della città è Santo Stefano: il 26 dicembre durante la Messa si celebra il rito “dei Filippi”, che erano le monete dell’epoca. Con questo gesto si ricorda un episodio accaduto nel ‘700: un paggetto riceve l’offerta che un signorotto locale ha fatto alla parrocchia come indennizzo per aver trattato male i suoi agricoltori. Sempre il 26 dicembre poi c’è la consegna delle borse di studio finanziate dal Comune agli studenti più meritevoli, delle medie e del liceo. La festa patronale la organizziamo la prima settimana di agosto: dura cinque giorni e prevede la sagra dell’agnolotto, le serate in musica nella piazza principale, la sera si fanno i fuochi d’artificio».

Come mai ha deciso di fare il sindaco?
«Sono entrato in Comune da consigliere, a 19 anni. Volevo mettere a disposizione la mia volontà e il mio tempo libero e ho sempre partecipato alle attività del paese. Sono sceso in politica con la mia squadra di amici con cui da sempre condivido “gioie e dolori” e con cui ho fondato la lista civica “I love Flissan”. Quando non faccio il Sindaco, sono consulente per degli enti locali. Il futuro del mio cursus honorum? Non ho mire a livello politico, lo faccio per il mio paese. Non sono legato a nessuna corrente politica, l’esperienza si fermerà qui».

Una legge che cambierebbe se potesse?
«Abolirei il reddito di cittadinanza perché trovo che sia una misura che non ha dato i risultati sperati. Abbiamo visto sulla nostra pelle di animatori locali che non funziona, non ha portato risultati concreti».

Parliamo dei recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto dei ragazzi di Alessandria e dei giovani di Felizzano: come ha vissuto questo episodio da Sindaco?
«È stato uno shock, negli ultimi anni si sono spesso verificati episodi di vandalismo, che molte volte sono sinonimo di disagio giovanile; questa notizia purtroppo però è stata di una gravità assoluta. In un paese tranquillo e di piccole dimensioni come il nostro, fortunatamente non si vedono sovente episodi del genere».

Se potesse incontrare questi ragazzi e le loro famiglie, che cosa gli direbbe?
«Se potessi parlare con i ragazzi coinvolti gli direi che essere giovani vuol dire anche assumersi delle responsabilità e che non bisogna lasciarsi prendere dall’ira e dalla voglia di vendetta, perché da situazioni del genere possono generarsi conseguenze che possono influenzare tutta la vita».

a cura di Zelia Pastore

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