L’Editoriale di Enzo Governale
«Oggi vorrei che pregassimo per tutti coloro che lavorano nei media, che lavorano per comunicare, oggi, perché la gente non si trovi tanto isolata; per l’educazione dei bambini, per l’informazione, per aiutare a sopportare questo tempo di chiusura».
È la preghiera di papa Francesco nella celebrazione di ieri mattina a Santa Marta. Un’invocazione che sento anche come invito personale: il Papa mi sta ricordando che sono solo uno strumento e qual è il mio scopo: aprire nella chiusura. Una preghiera che fa emergere l’unica domanda alla quale il mondo della comunicazione dovrebbe aiutare a trovare una risposta: in che mondo vogliamo vivere?
Cosa ne sarà del mondo della scuola, del mondo della comunicazione, delle famiglie, delle comunità parrocchiali, come saranno le relazioni quando saremo usciti da questa pandemia?
In questi ultimi numeri ci siamo chiesti più volte: come potremmo tenere compagnia ai nostri lettori?
Le risposte sono state molte e avete potuto leggerle tra le pagine del nostro settimanale, ma a questa domanda ne abbiamo aggiunta un’altra: come possiamo aiutare i nostri lettori a dare un senso a tutto questo? Il Papa ci invita a fare questo: a guardare al mondo con occhi nuovi perché il futuro dovrà necessariamente essere diverso dal passato, altrimenti significherà che non avremo imparato nulla da queste sofferenze.
Mi permetto di citare un altro Francesco dicendo che la storia siamo noi: «Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, ed è per questo che la storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare». Ma possiamo scegliere verso quale direzione camminare. In che mondo vogliamo vivere? Giro a voi questa domanda e vi invito a scriverci e raccontarcelo, potremo sognarlo insieme e perché no, costruirlo, parola dopo parola.
Mettetelo tra le intenzioni del rosario di stasera.