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Quattro “pillole” sulla Madonna della Salve

Roberto Piccinini ci racconta le curiosità sulla devozione mariana alessandrina

La devozione mariana degli abitanti della nostra Diocesi affonda le proprie radici in una tradizione secolare. Abbiamo chiesto a Roberto Piccinini, tra le altre cose esperto della storia del venerabile simulacro, di aiutarci a far luce su alcuni punti, sconosciuti ai più.

Da quando la città di Alessandria è devota alla Madonna della Salve?
«Il 24 aprile 1489 i fedeli raccolti in preghiera in Cattedrale per il giorno dedicato al martire San Giorgio, videro grondare miracolosamente dal volto della Madonna un copioso sudore: da lì in poi si diffuse il culto per questa immagine della Madre di Gesù, perché questo evento fu accompagnato da una serie di prodigiosi avvenimenti: ci furono tante guarigioni, al punto che anche il comune di Tortona offrì alla Madonna della Salve una corona».

Quando si iniziò a portarla fuori dalla Cattedrale?
«La processione si fece probabilmente da subito, per un motivo molto semplice: in quei giorni di aprile si svolgevano le Rogazioni, cioè preghiere litaniche in forma processionale per la benedizione del creato, e quindi venne abbastanza naturale portare la statua in processione».

E la data della Festa?
«Originariamente in tutti i domini spagnoli si celebrava una festa della Madonna in una domenica dopo Pasqua: per noi, facendo parte del Ducato di Milano, quindi sudditi del re di Spagna fino al termine della guerra di Successione spagnola (con il trattato di Utrecht del 1713 il Re di Spagna perse i possedimenti italiani), fu facile associare ad essa quella della Madonna della Salve. Poi si celebrò nell’anniversario dell’incoronazione del 1843. E quando infine il Vescovo monsignor Salvaj ne definì il culto liturgico fu stabilita alla data attuale che è una festa mobile essendo legata alla Pasqua. Quella del 3 maggio come ricorre quest’anno, è davvero singolare. È la data convenzionale della fondazione della Città. In questo giorno, si celebrava la Festa della Santa Croce, del 1168 si svolse la riunione dei rappresentanti dei Comuni della Lega lombarda contro Federico Barbarossa. Ad essa per la prima volta intervennero i due rappresentanti dei borghi di Rovereto, Gamondio, Marengo, Borgoglio ed altri che erano dei borghi rurali i quali per esigenze di difesa si aggregarono attorno a Rovereto. Furono chiamati e si dissero “alessandrini”, cioè schierati dalla parte del Papa Alessandro III contro l’Imperatore, e quindi la nuova Città: Alessandria».

Perché si chiama “Madonna della Salve”?
«La statua lignea è una Madonna svenuta e sorretta dall’Evangelista san Giovanni ai piedi della Croce – cioè, “Addolorata” – che secondo una pia tradizione, si dice che fosse già venerata nella Chiesa di Santa Maria di Castello di Rovereto e fosse poi portata nella Cattedrale dopo la costruzione. Non si hanno evidenze scientifiche di questo. L’esito delle analisi botaniche e al carbonio 14 disposte dal Vescovo monsignor Maggioni nel 1989 (cioè nel cinquecentenario della sudorazione) ed effettuate dall’Università “La Sapienza” di Roma, ha evidenziato che il legno della statua è “populus alba” (pioppo) e che la sua età varia fra il 1407 ed il 1437. Quindi l’unica certezza che si ha è che questa è la statua che ha manifestato il “sudore”. Era consuetudine del Capitolo (come lo è tuttora in alcuni ordini religiosi specie monastici) di cantare l’antifona mariana della Salve regina al termine di Compieta davanti alla statua della Madonna. Il buon popolo cristiano associò quindi il canto della “Salve regina” all’immagine che divenne, quindi e per sempre, “Madonna della Salve”».

Zelia Pastore

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