Intervista alla preside dello Scientifico, Lorenza Daglia
«In questo periodo drammatico, più che in qualsiasi altro momento, la scuola non si deve fermare e non deve rallentare». Ce lo dice con voce ferma e decisa Lorenza Daglia, che dal 2017 è dirigente scolastico del Liceo Scientifico “G. Galilei” di Alessandria. Docenti e studenti hanno collaborato, nonostante le difficoltà, per portare a termine questo particolare anno scolastico. Ci siamo fatti spiegare come si è organizzato il liceo alessandrino in questo momento così delicato.
Preside Daglia, in queste settimane le mancano i suoi studenti?
«Gli studenti mi mancano moltissimo. Gliel’ho fatto sapere più volte che mi mancano (sorride). A scuola senza studenti c’è un silenzio assordante che mette angoscia e tristezza. Manca veramente tanto la loro presenza, ma anche il loro “pressing”, le loro continue richieste, il loro bussare alla porte dell’ufficio di presidenza. Cerchiamo comunque di tenerci in contatto: perché come loro mancano a noi, anche noi manchiamo a loro».
Come avete organizzato le attività?
«Non abbiamo avuto mai momenti di sosta. L’inizio dell’emergenza ha coinciso con le vacanze di carnevale, durante le quali cui siamo venuti a conoscenza della chiusura delle scuole. Con la circolare interna del 28 febbraio, ho confermato che non saremmo rientrati presto tra i banchi. Da lì il liceo ha subito avviato la didattica a distanza, iniziando da subito a inviare materiali a tutte le classi. Tanti insegnanti usavano già, in modo libero, piattaforme didattiche riconosciute dal Ministero. Coloro che invece non utilizzavano ancora questi strumenti hanno svolto attività a distanza tramite le funzioni del registro elettronico, assicurando in questo modo continuità al lavoro didattico che si era bruscamente arrestato. Abbiamo cercato di potenziare immediatamente questo aspetto, perché ci siamo resi conto che la chiusura si sarebbe prolungata».
Quindi siete partiti avvantaggiati?
«Non direi questo. Diciamo che si sono dovuti adattare solo i docenti che ancora non utilizzavano nessuna piattaforma. Abbiamo quindi deciso di fornire loro un supplemento di formazione, resasi disponibile grazie al lavoro dell’Animatore digitale, la professoressa Arianna Coviello, per portarli a lavorare tramite “G Suite” (piattaforma di Google per la didattica a distanza, ndr). Tutti si sono adoperati per iniziare a svolgere le videolezioni, ciascuno davanti al proprio computer a casa. Ovviamente c’è stata qualche difficoltà, sia per gli studenti che per gli insegnati: qualcuno aveva problemi di connessione, anche in base al luogo in cui abita, altri non disponevano di dispositivi adeguati per fruire della didattica. Così dopo poche settimane, ora stiamo procedendo direi bene, a regime. Ma ci sono ancora margini di miglioramento».
Cosa ha chiesto agli insegnanti?
«Per tutti è stata una situazione inaspettata… Attraverso numerose circolari, ho fatto comprendere che la scuola doveva costituire un punto fermo per dare sicurezza ai nostri ragazzi ed alle famiglie e non doveva fermarsi, ne tanto meno rallentare. Dovevamo dare un segnale forte di presenza e serietà. L’impatto emotivo è stato fortissimo per noi, per i ragazzi e per le famiglie. Dovevamo far sentire la nostra presenza, nonostante le difficoltà, con il supporto e gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Ora sono soddisfatta nel vedere come la comunità scolastica ha reagito e retto a questo forte impatto. Però non sostituirei totalmente le lezioni con la didattica a distanza…».
In che senso?
«Penso che sia perfetta per situazioni dove è necessario sopperire o integrare l’insegnamento. Tuttavia, viene a mancare quella componente di relazione ed emotività, che fa parte della natura umana, e sulla quale si gioca tanto il rapporto formativo tra docenti e studenti. Il ruolo dell’insegnante è fondamentale perché percepisce paure e stati d’animo degli studenti. Anche nella situazione in cui ci troviamo oggi, i ragazzi devono essere sostenuti emotivamente».
Quindi sarà usata anche in futuro?
«Sono convinta di sì. Già prima veniva utilizzata per ottimizzare i tempi e rendere il lavoro più snello e veloce. Grazie a questa situazione la scuola forse ha superato le resistenze che alcuni avevano. Questo tipo di didattica è più malleabile, si possono trovare soluzioni alternative. Per esempio, in questo periodo alcuni insegnanti hanno slittato le lezioni al pomeriggio. Anche i docenti stessi hanno visto questa grande opportunità. Le competenze digitali per gli studenti sono fondamentali, e gli insegnanti devono essere d’esempio».
Le istituzioni come vi sono state vicine?
«Il Ministero ci ha supportato, fornendoci ulteriori piattaforme su cui lavorare. Le scuole erano già preparate, siamo stati accompagnati e abbiamo utilizzato queste opportunità in modo non vincolante, ma come utili integrazioni a quanto stavamo già facendo».
Parliamo della Maturità: non crede che venga “banalizzata” in questa modalità?
«Non ritengo che modificare le modalità di svolgimento dell’esame di Stato, in una contingenza come questa, vada a sminuire il valore di questo momento importantissimo che conclude il percorso dei nostri studenti. Anche un esame migliore, qualora venisse a mancare la salute, non si potrebbe fare. Svolgeremo l’esame come quest’epoca storica ci consentirà. La priorità è permettere che l’anno scolastico vada avanti, per non creare ulteriori danni ai ragazzi».
Per gli auguri di Pasqua ha scritto una lettera ai suoi studenti invitandoli a «prendere per mano la vita e trasformala in un capolavoro». Qual è il suo consiglio?
«Ho parafrasato Jovanotti, che è il mio cantante preferito (sorride). Il consiglio è quello di trasformare questo tempo in un’opportunità di miglioramento. Trascorrere le nostre giornate insieme ai nostri familiari ci sta facendo riscoprire situazioni gradevoli e di “normalità” che forse avevamo perso con la frenesia della quotidianità. Cerchiamo di vivere questi momenti con la massima serenità, per ripartire rigenerati, con la consapevolezza che sono i nostri atteggiamenti che possono davvero cambiare la nostra vita, in meglio. Sono ottimista, ne usciremo stressati e provati, ma saremo rinnovati nello spirito e maggiormente pronti ad affrontare il mondo con un atteggiamento maturo».
Alessandro Venticinque
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