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«Se non si rispetta il distanziamento sociale arriverà un secondo lockdown»

Intervista a Paolo Borasio, assessore all’ambiente, sanità e Protezione civile

Anche Alessandria lunedì scorso è ripartita. Gran parte dei negozi ha rialzato la serranda (nel rispetto delle norme sanitarie), ristoranti e bar si stanno attrezzando per affrontare questa difficile situazione, e molti cittadini sono tornati a lavoro. Ma la paura del contagio rimane. Abbiamo chiesto a Paolo Borasio (nella foto), assessore comunale all’Ambiente, Sanità e Protezione civile, di fare il punto della situazione.

Borasio, come sta la nostra città dal punto di vista clinico?
«Dal punto di vista clinico posso dire che l’ospedale ha svuotato i posti in terapia intensiva dei malati di Covid-19, il numero delle persone ricoverate è sceso notevolmente. Mentre per i contagiati in città avevamo toccato un picco anche di 500, adesso siamo a 340, una riduzione complessiva importante. La fase è in miglioramento, non siamo ancora fuori dall’emergenza coronavirus quindi ci vuole massimo rispetto delle indicazioni sanitarie. Altrimenti la riapertura sarà un’ennesima chiusura».

E dal punto di vista economico?
«Al di là degli interventi del governo, con il progetto “Al Via” il Comune ha stanziato dal proprio bilancio 1 milione 300 mila euro per aiutare imprese e famiglie alessandrine in difficoltà. Per quanto riguarda il mio assessorato, abbiamo dato un contribuito di 100 mila euro per agevolare l’acquisto delle mascherine chirurgiche: ai cittadini che compreranno in farmacia le mascherine da 50 centesimi verrà fatto uno sconto di 10 centesimi. Stiamo lavorando anche per poter ampliare gli spazi dei locali con i deor e tavolini esterni. In questa direzione, cercheremo di chiudere più strade possibili nel centro città, per avere più spazio in strada. E poi stiamo anche lavorando per “alleggerire” le attività da alcune imposte. Stiamo cercando di dare il nostro contributo, nonostante le difficoltà economiche del Comune».

Come si stanno comportando gli alessandrini in questi giorni di riapertura?
«Un po’ di leggerezza la vedo, perché questi sono i primi giorni di allentamento. La gente sta uscendo perché ha voglia di star fuori e vivere all’aperto. Ho visto molta attenzione da parte delle attività commerciali che hanno riaperto, anche se c’è imbarazzo e paura nell’applicare le regole, ma penso sia normale. Vedo solo troppe persone fuori dai bar, questo non va bene. Bere il caffè il prossimità di un locale non dev’essere una scusa per creare assembramenti. Bisogna evitare di accalcarsi, ma cercare spazi più ampi. La situazione è simile anche agli argini e nei parchi, dove spesso ci sono troppe persone. I problemi ci sono e non si possono risolvere facilmente, non è possibile mantenere un controllo a tappeto delle forze dell’ordine. II rischio è significativo, quindi è importante che venga tenuto il distanziamento sociale».

Il Piemonte la nostra Provincia è stata tra le più colpite: cosa non ha funzionato?
«In realtà non credo ci sia stato un mal funzionamento. La provincia di Alessandria è stata la prima a essere contagiata in Piemonte, per via della sala da ballo a Sale. Il contagio, in quella circostanza, si è poi spostato in tutta la provincia. Ma sicuramente ha inciso anche la vicinanza alla Lombardia. Siamo stati i primi, come provincia, a vivere direttamente l’emergenza. Quindi molti hanno “imparato” da noi, sia dagli errori commessi che dalle azioni positive. Per esempio, la Germania ha preso spunto dall’Italia sulle case di riposto: abbiamo capito che le Rsa erano terreno fertile per il virus, quindi si è cercato di concentrare le energie anche in quei luoghi. Così si è mosso anche il Paese tedesco».

Il virus ha colpito nelle zone con maggior tasso d’inquinamento?
«In molti mi stanno parlando di una possibile correlazione. Gli studi non li ho disaminati, può darsi che le particellare inquinanti delle polveri sottili possano effettivamente trasportare con più facilità il virus. Ma non sono un medico, quindi il giudizio non spetta a me».

Il governo ha proposto delle agevolazioni sull’acquisto di mezzi che non inquinano. La nostra città come si sta muovendo per l’ambiente?
«Stiamo cercando di ridisegnare il Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile, ndr), uno strumento importante per modificare anche il traffico e le modalità di vita sui mezzi pubblici in città. Cambiare radicalmente il Pums sarebbe impossibile, ma si può rivedere l’impostazione generale della città, chiudendo certe zone o mettendole a traffico limitato, per facilitare lo spostamento a piedi o con mezzi che non inquinano».

Dopo due settimane dal 4 maggio, il 16% dei nuovi contagi è in Piemonte. C’è il rischio di una nuova chiusura?
«Arriverà un secondo lockdown se la gente non rispetta il distanziamento sociale. Il virus non è sparito: nel periodo estivo potrà rallentare, come tutti i virus Sars, ma potrà riprendere nella prossima stagione autunnale. Se cittadini imparano a stare a un metro e mezzo di distanza, a usare la mascherina e i guanti nei locali al chiuso, non si correrà questo rischio. Tutto dipenderà dal comportamento degli italiani».

Alessandro Venticinque

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