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C’è davvero bisogno di imparare a pregare

Al via la Scuola di Preghiera del nostro Vescovo. Da lunedì su Internet

Partirà lunedì 22 giugno, e durerà quattro settimane, la nuova Scuola di Preghiera pensata e realizzata dal nostro vescovo Guido Gallese, sulle orme e con le modalità delle sue “Pillole antivirus” che ci hanno accompagnato durante il periodo di lockdown per il Covid-19. «Il modo migliore è seguirle giorno per giorno: un accompagnamento quotidiano da cui lasciarsi interpellare, per poi agire nella nostra vita» spiega monsignor Gallese. La Scuola (sette puntate alla settimana, con cadenza giornaliera) sarà disponibile sul canale YouTube della Diocesi (bit.ly/YTdiocesiAL) e su Facebook (facebook.com/diocesial).

Eccellenza, perché questa Scuola di Preghiera?
«Se la preghiera è un esercizio della nostra affettività verso Dio, e se Dio è proprio “quel” Dio che ci ha chiesto di amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi, allora si capisce che essa è una componente fondamentale della vita cristiana. Per me la preghiera è relazionarmi con Dio in maniera affettiva. Non sono “quattro chiacchiere teologiche” con Qualcuno che ne sa più di me!».

Noi non ne siamo capaci?
«Solitamente la preghiera è qualcosa che si fa alla sera oppure, nei casi migliori, alla sera e al mattino. Alle volte consiste in una serie di formule recitate e, nei casi più fortunati, comprende anche un esame di coscienza. Ma non capita spesso ci sia l’incontro vivo con Qualcuno che mi parla, e che io ascolto. Per questo c’è bisogno di imparare a pregare: la preghiera è un incontro a tutto tondo con Dio».

Questa “preparazione” alla preghiera non dovrebbe darcela il catechismo?
«Il vescovo è il Pastore della diocesi, per cui questo è anche compito suo. Se penso a me, la supplica che rivolgo più frequentemente a Dio è: “Signore, insegnami a pregare”. Fin da giovane ho cercato e frequentato Scuole di preghiera, e quella che mi lasciato il segno più profondo è stata quella di padre Andrea Gasparino, a Cuneo. La mia formazione spirituale dunque l’ho fatta in Piemonte, stranamente… Evidentemente in Liguria non trovavo quello di cui avevo bisogno (sorride)».

A chi è rivolta questa Scuola di Preghiera?
«A quelli che credono di non saper pregare, e a quelli che credono di saperlo fare (sorride). A tutti, insomma! Sperimentare modalità di preghiera diverse da quelle a cui siamo abituati aiuta a crescere nella fede ed è certamente fecondo: ciascuno di noi è un universo a sé e ha una spiritualità che maggiormente si confà alla sua persona, o a differenti momenti della sua storia. Per cui ogni tanto ripartire fa proprio bene».

In una recente “Pillola antivirus”, affrontando il tema della preghiera come richiesta a Dio di soluzione ai nostri problemi, lei ha detto che «non possiamo trattare Gesù Cristo come un Juke-box». Che cosa intendeva?
«La preghiera “di domanda” ha un senso fondamentale, perché è Gesù che ci insegna a pregare in questo modo: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). Soltanto che poi il Signore ci spiazza, perché ci fa domandare cose che noi non vorremmo domandare».

Per esempio?
«Di solito noi chiediamo al Signore di esaudire un nostro desiderio, come la guarigione nostra o di qualche nostro caro… ma a volte la Sua volontà può riguardare un bene spirituale, non un bene umano. Cristo, Dio fatto uomo che è venuto a farsi ammazzare, lo ha espresso chiaramente: “Sia fatta la tua, non la mia volontà”. Il modo con cui Egli risolve i problemi della storia non è squisitamente immanente ma trascendente, e tiene presente non solo questo tempo ma anche l’Eternità. Noi invece viviamo in una società che ci spinge a occuparci delle nostre piccole cose: mina il nostro desiderio di Eterno e ci orienta verso obiettivi esclusivamente terreni. Ironizzando oltretutto sull’Eternità, come se fosse qualcosa di irraggiungibile. Ma Gesù è venuto perché avessimo la vita, e l’avessimo in abbondanza (Gv 10,10). E parlava di vita eterna!».

Andrea Antonuccio

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