Un’altra scuola
Si dice che il primo amore non si scorda mai… ma anche il compagno di banco! È la figura della mitologia scolastica e ha un posto importante nell’album personale dei ricordi. È quello o quella che ti rimane amico con il passare degli anni, felicità, delusioni, lavori, dolori da condividere ed emozioni, da analizzare ancora per ore, come si analizzavano per ore durante le giornate di scuola (beh, dopo decine e decine di anni si può confessare che non si stava attente, intanto anche i prof hanno avuto il compagno di banco).
“Il compagno di banco” che espressione bellissima! Solo a pronunciarla o a pensarla, ti fa tornare indietro nel tempo, a quando si andava a scuola, e sì, eravamo spensierati in qualche modo e incredibilmente, a rifletterci ora, eppure lo eravamo. Nel mio caso, la compagna di banco era come lo specchio di quella vita che qualche volta ha rappresentato una fatica ma è anche stata una esperienza meravigliosa, di affetti e amicizie , di storie, di costruzione dell’identità e di sé e del sé che è entrata in relazione con il mondo. E appunto la prima emanazione del mondo è stata chi in classe siede vicino a te.
Ora però, pensando al mio Matteo, dico che vicino non si è potuti stare. Ciò che era vicino è stato proibito perché in sé portava intimità, condivisione che fa crescere, riempitivo unico della vita. Proibito perché portatore potenziale di contagio. Scuole chiuse, didattica a distanza, l’altro giorno: esame di terza media online…
Quando tornerà a scuola, al liceo, indosserà la mascherina? Come si fa a chiacchierare di “quella là” che magari ti ha salutato o scritto un messaggino, con un filtro sulla bocca? Come si fa a schierare la formazione perfetta con cui la tua squadra potrebbe vincere, coperti da quel tessuto che diventa tutt’uno con la faccia? E poi i banchi, non saranno più vicini, dovranno rispettare il metro o forse anche più di distanza: come farai a passare bigliettini, la penna, un regalino? O a leggere insieme il libro, come quando per alleggerire il peso mi accordavo il giorno prima su chi avrebbe portato il volume di storia, o l’antologia di italiano, chi studiava e chi copiava? Niente, non si potrà.
Il concetto stesso di vicino è bandito con tutta la fisicità che si porta dietro, con tutta la sua contaminazione di corpi e anime , di segreti e di giudizi: perché le ore a scuola sono piene di verità da nascondere o rivelare e di valori da attribuire agli altri o farsi attribuire, di risate e di lacrime… So che in questo inizio di vacanze legalmente riconosciute “non vedi l’ora” di tornare a scuola, anche per capire chi sarà il tuo compagno di banco del nuovo corso di studi e poi tornare a casa solo per potergli parlare al telefono o incontrarlo.
Senza il compagno di banco questo ultimo periodo di scuola è stato un vivere sospeso. Quando riprenderai sarà forse un’altra scuola ma sono certa che inventerete un nuovo modo di essere, ancora una volta vicini: perché senza il compagno di banco non si può stare…
Rosa Mazzarello