Approfondiamo la Parola
L’affetto per la Sacra Scrittura è il concetto espresso nell’incipit della Lettera Apostolica che papa Francesco ha dedicato a San Girolamo lo scorso 30 settembre, nel XVI centenario della morte del dottore della Chiesa, sapiente traduttore della Bibbia nel testo latino della Vulgata.
Il Papa coglie l’occasione per richiamare tutti i credenti ad un rapporto vivo con la Parola di Dio scritta. «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» scriveva San Girolamo; ed è bene ricordarlo nel nostro tempo segnato da una secolarizzazione crescente, che rischia di ridurre la fede a sentimento o moto dell’animo. La pratica della Sacra Scrittura è invece approccio che interpella tutte le facoltà dell’uomo, che chiede impegno razionale e ricerca costante.
La nostra diocesi, seguendo la traccia indicata dal nostro vescovo Guido nella lettera pastorale, sta sperimentando questo aspetto fondamentale della vita cristiana nell’approfondimento del libro dell’Apocalisse: un testo non facile del Nuovo Testamento, ove simboli ed immagini vanno interpretati nel confronto con l’intera Scrittura e con la cultura del tempo in cui il libro è stato scritto. Ancora di più, ci ricorda papa Francesco, la lettura della Bibbia deve diventare «un’avventura appassionante che unisce pensiero e cuore» (Scripturae Sacrae Affectus), che coinvolga tutta la vita nel «desiderio inquieto e appassionato di una conoscenza più grande del Dio della Rivelazione» (ibid.).
Un invito rivolto anzitutto a chi è chiamato al ministero della Parola, come ricorda lo stesso San Girolamo, a cui lasciamo la conclusione di questa riflessione: «La parola del sacerdote deve prendere sapore grazie alla lettura delle Scritture. Non voglio che tu sia un declamatore o un ciarlatano dalle molte parole, ma uno che comprende la sacra dottrina e conosce fino in fondo gli insegnamenti del tuo Dio. È tipico degli ignoranti rigirare le parole e accattivarsi l’ammirazione del popolo inesperto con il parlare velocemente. Chi è senza pudore spesso spiega ciò che non conosce e pretende di essere un grande esperto solo perché riesce a persuadere gli altri».
Vittorio Gatti
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