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Gli Stati Generali della Natalità

Intervista a Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari

Gianluigi “Gigi” De Palo (in foto qui sotto) ha 44 anni, è sposato e ha cinque figli: Giovanni, Therese, Maddalena, Gabriele e Giorgio Maria, quest’ultimo con la Sindrome di down. È presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari, realtà che coinvolge oltre 500 associazioni che si occupano di famiglia, infanzia, adozione, affido ed educazione.

De Palo è stato promotore di un evento che non è esagerato definire epocale, almeno per il nostro Paese: gli Stati Generali della Natalità, che si sono tenuti venerdì 14 maggio all’Auditorium della Conciliazione a Roma. Per coglierne la portata, è sufficiente nominare i due relatori più importanti: il premier Mario Draghi e papa Francesco, che nel suo discorso ha sottolineato che «perché il futuro sia buono, occorre prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani». Il Santo Padre ha offerto tre parole chiave attorno alle quali riflettere per uscire dall’inverno demografico: dono, sostenibilità e solidarietà. Abbiamo chiesto allora a De Palo di raccontarci che cosa è successo.

Nel suo discorso di apertura agli Stati Generali della Natalità, il premier Mario Draghi ha detto: «Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire». Secondo lei perché non si fanno più figli?

«Non c’è solo un motivo, i motivi sono tanti. C’è chi dice che la colpa è della cultura, chi dell’economia, chi della politica… Prendiamo in considerazione i diversi aspetti. Economico: oggi la seconda causa di povertà in Italia è avere un figlio. Culturale: a lungo andare il fatto che non riesci a realizzare i tuoi sogni subito dopo la laurea ti spinge a farti gli affari tuoi, a procrastinare la nascita di un figlio, a pensare: “Ma chi me lo fa fare?”. Poi c’è la politica: in Italia non ci sono politiche di sostegno, se hai una famiglia sei abbandonato a te stesso. Io aggiungo anche la questione sanitaria: l’infertilità dovuta all’inquinamento, all’uso dei cellulari e al voler fare figli troppo in là negli anni».

E dunque?

«Noi intanto diciamo di togliere subito le cause economiche, per fare un salto di qualità e togliere ogni alibi. Anche perché, per cambiare la mentalità e la cultura ci vorranno almeno vent’anni… ma tra vent’anni qui da noi sarà tutto finito, diciamocelo chiaramente».

Cosa rappresentano per lei questi Stati Generali della Natalità?

«Sono un momento importante. Se ci pensa, finora sulla questione della natalità in Italia funzionava così: l’Istat diffondeva il suo bollettino annuale, i politici facevano i loro commenti. Il tutto durava tre o quattro ore, poi si ricominciava a parlare d’altro. Adesso, invece, abbiamo creato un evento che ha messo seriamente a tema la natalità, coinvolgendo quei settori, come banche, industrie, media, sport e spettacolo a cui nessuno avrebbe assolutamente pensato, fino a qualche tempo fa. Siamo riusciti a mettere il problema demografico al centro dell’agenda politica, per la prima volta nel nostro Paese».

Cosa succederà adesso?

«Andremo avanti fino a quando il problema non sarà risolto. Siamo una coscienza critica, e faremo come Catone che al termine di ogni suo discorso al Senato diceva “Carthago delenda est”. Continueremo a ripeterlo, ogni giorno: se non riparte la natalità, il Paese crolla».

Come ha fatto a portare il Papa all’evento?

«Noi abbiamo gli occhi della tigre, non molliamo mai. E abbiamo dei figli, a cui dedichiamo tutto il nostro tempo. Quest’anno ho incontrato il Santo Padre l’11 gennaio, e in quell’occasione gli ho chiesto di partecipare. Era molto motivato… e ci ha fatto questo grande regalo!».

Che cosa ha visto in questi Stati Generali?

«Che su questo tema c’è una grande maggioranza, il Paese è compatto. È un potenziale enorme, una cosa grossa, non dobbiamo sprecarla. Abbiamo una buona battaglia da combattere, e possiamo farlo tutti insieme, finalmente».

Andrea Antonuccio

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