Speciale “50 anni di Maria Nivis”
Don Mario Bianchi, parroco di Solero e Quargnento, anche quest’anno è ritornato con un gruppo di famiglie alla “Maria Nivis” di Torgnon. Gli abbiamo chiesto quale clima si respira in quel luogo di montagna, geograficamente distante ma in profonda comunione con la nostra Diocesi.
Don Mario, lo scorso anno lei ha portato un gruppo di parrocchiani alla “Maria Nivis”. Come è andata?
«Abbiamo vissuto una settimana a fine agosto, ho accompagnato un gruppo di parrocchiani, adulti e famiglie. Le giornate erano dedicate al riposo e all’immersione nella natura, il vivere insieme, recuperare la relazione e l’amicizia dopo mesi difficili. Una bella occasione di vacanza familiare e di rigenerazione spirituale, con la preghiera al mattino e la Messa nel tardo pomeriggio. E poi momenti di fraternità alla sera, con canti e giochi di gruppo».
Quest’anno ci siete ritornati?
«Sì, assolutamente. Siamo partiti lunedì 19 e torneremo il 25 luglio, in contemporanea con il campo scuola dell’Azione Cattolica Ragazzi. Siamo circa una ventina e quest’anno abbiamo anche dei bambini».
Che clima si respira?
«Si respira un clima sereno, in cui si condivide il piacere di stare insieme, vivere la conoscenza reciproca, l’amicizia e la preghiera. Un clima familiare, che la montagna rende speciale e soprattutto facilitato dall’accoglienza della “Maria Nivis”, dato che ormai sentiamo un po’ “nostra” questa Casa. Un luogo dell’AC, della Diocesi e delle parrocchie. A me viene spontaneo fare questa equazione: montagna uguale Torgnon».
Cos’è per lei la “Maria Nivis”?
«Mi vengono in mente ricordi bellissimi fin dall’infanzia, quando da ragazzo venivo ai campi scuola, gli educatori, gli amici e la indimenticabile e cara Lilia Testa. E poi tornare in questa Casa vuol dire vivere momenti di riposo, di gratitudine per i bellissimi paesaggi, di gioia e preghiera condivisa con la propria comunità».
Alessandro Venticinque