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Nigeria, in due mesi 68 cristiani uccisi

Nigeria

Nello Stato nigeriano di Benue, soltanto a maggio e giugno, almeno 68 cristiani sono stati uccisi e molti sono stati rapiti. Ben 1,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case. Alla radice del problema ci sono i persistenti attacchi dei terroristi islamici della tribù Fulani ai danni di comunità agricole, in gran parte cristiane, residenti nella Nigeria centrale. Le ragioni di tali attacchi sono complesse. A comunicarlo è Aiuto alla chiesa che soffre (Acs).

Secondo monsignor Wilfred Chikpa Anagbe, vescovo di Makurdi, una delle diocesi di Benue, i terroristi si travestono da pastori nomadi per nascondere il vero scopo dei loro attacchi, che è quello di espellere i cristiani dalle loro terre. La situazione ha causato «una grave e insostenibile carenza di cibo» racconta monsignor Anagbe, che aggiunge: «Lo Stato di Benue è noto per essere il “paniere alimentare” della nazione, ma il terrorismo ne ha intaccato l’approvvigionamento». I problemi con gli estremisti in Nigeria si trascinano da diversi anni, e per questo la Chiesa si è lamentata per l’inerzia del governo.

Secondo Anagbe, «l’entità delle uccisioni e delle distruzioni arbitrarie da parte di queste milizie jihadiste Fulani non fa che consolidare un’agenda politica, ormai palese, di espulsione delle comunità cristiane dalla Nigeria», con conseguente sequestro delle loro terre. «È rivelatore che l’attuale governo nigeriano continui a non fare nulla di fronte a questi attacchi persistenti». Acs, nel 2021, ha infatti finanziato 105 progetti per sostenere i cristiani perseguitati e poveri della Nigeria. Un sostegno che l’arcivescovo Anagbe descrive come «una fonte di luce in una valle di tenebre».

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