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Giallo il colore dell’estate/4: Carta Bianca

Il consiglio di Alessandro Venticinque

LA SCHEDA

Aprile 1945, la Seconda guerra mondiale sta per finire. Il commissario De Luca, per prendere le distanze dal passato, chiede il trasferimento dalla polizia politica alla Questura di Bologna: vuole tornare a indagare sui crimini comuni, senza sporcarsi le mani. Ma non andrà così. Un trentino dal nome tedesco, facoltoso e iscritto al partito fascista, viene ucciso. Sono le ultime ore della Repubblica di Salò e, in quel mondo febbrile di corruzione e sospensione di ogni regola, il commissario si trova invischiato in un traffico spionistico finanziario tra gerarchi e nazisti. E comincia a indagare.

VE LO CONSIGLIO PERCHÉ…

Carlo Lucarelli, 61 anni, fa il suo esordio nel mondo letterario con “Carta bianca”. È il 1990, ed è alle prese con la sua tesi in Storia contemporanea alla facoltà di Lettere all’Università di Bologna quando inizia a scrivere le indagini del commissario De Luca. Non la terminerà mai, quella tesi. In compenso, poco più tardi, la casa editrice Sellerio deciderà di pubblicare il suo primo romanzo. Lucarelli parte da una serie di domande: basta fare il proprio mestiere, in uno dei periodi storici più cupi del nostro Paese? Basta questo, pur facendo scelte di cuore e di testa, per dirsi fuori dal viscido meccanismo della guerra? Basta dirsi un poliziotto per non sporcarsi le mani? Ci sono momenti storici, quello di De Luca è uno di questi, in cui anche una “non scelta” diventa una scelta di parte, soprattutto se comporta azioni e conseguenze. Lo sa bene, il commissario, e porta avanti il peso dei suoi interrogativi. Dietro alla sua figura cinica, precisa, quasi fastidiosa, si intravede di più: fragilità e malinconia, ma anche paura. Schietta, vera. Sensazioni, che Lucarelli riesce a descrivere nelle sue pagine, rendendo il suo De Luca così umano da “portarlo” accanto ai lettori. Anzi, quasi faccia a faccia. E allora ce lo immaginiamo passare, di corsa, mentre percorre Bologna da un capo all’altro in cerca di verità. Senza pensare alle conseguenze, ma sempre mettendo davanti la sua smania febbrile di giustizia. Come faremmo tutti, forse. Perché, ce lo fa capire Lucarelli in filigrana, dentro al suo commissario De Luca ci siamo anche noi. Buona lettura.

LA CITAZIONE

«Io… io non c’entro con loro» disse De Luca. «Io ho fatto un arresto e devo andare in questura… è quello il mio posto, sono un poliziotto»

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