Parla la pediatra Sabrina Camilli
In questo periodo le terapie intensive e i reparti di pronto soccorso sono pieni di bimbi molto piccoli, attaccati da questo virus dalla sigla misteriosa: “Rvs”. Di cosa si tratta? Che sintomi porta? E soprattutto, come si può prevenire? Lo abbiamo chiesto alla nostra pediatra di fiducia, la dottoressa Sabrina Camilli.
Dottoressa, di cosa si tratta?
«Il virus respiratorio sinciziale è un virus che fa parte dei paramyxovirus, cioè i virus come quelli del morbillo o della parotite: è l’agente causale di infezioni che vanno dal raffreddore alla polmonite ma in particolare è il responsabile del 70% dei casi di una patologia che si chiama bronchiolite».
Che cos’è nello specifico la bronchiolite?
«La bronchiolite è una malattia dell’apparato respiratorio di tipo acuto che si manifesta prevalentemente sotto i 2 anni, in particolare dai primi mesi di vita ai 2 anni, con una particolare predilezione per i maschi e per i bambini che frequentano l’asilo nido. Nella bronchiolite vengono infiammati dal virus i bronchioli, cioè la parte finale e più fine dei bronchi, che terminano poi negli alveoli polmonari. Gli scambi respiratori tra sangue e aria quindi avvengono in maniera più difficoltosa e si produce del catarro che ostruisce i bronchioli stessi. Questo catarro prende anche gli alveoli e quindi viene a ridursi l’eliminazione dell’anidride carbonica nonché l’assunzione dell’ossigeno. Il bambino risulta sofferente e cerca di compensare questa difficoltà aumentando la frequenza degli atti respiratori, che possono aumentare fino a 80 al minuto».
Quali sono i sintomi?
«All’inizio il piccolo inizia ad avere il raffreddore, comincia ad essere più nervoso ed irritabile, ad avere poco appetito e un po’ di febbre, che può variare da una febbricola sui 37 e mezzo ai 38 e mezzo. Poi inizia ad avere i sintomi più tipici, cioè la difficoltà nel respirare, con un evidente sforzo dei muscoli respiratori. Si può notare come, per esempio, tra le coste e il diaframma si abbiano dei piccoli movimenti ritmici legati proprio agli atti respiratori con interessamento dei muscoli intercostali, come pure anche sopra lo sterno nella zona definita del giugulo, con quelli che vengono chiamati rientramenti a livello delle costole, delle narici e del giugulo. Il bambino risulta poi spossato e pian piano anche disidratato: fa fatica a mangiare e cerca di bere».
Come viene fatta la diagnosi?
«La diagnosi clinica viene fatta dal medico e in particolare dal pediatra, mentre la ricerca dell’agente causale viene fatta poi dall’ospedale attraverso un tampone specifico o esami specifici. Il problema determinato da questo virus è che nel momento in cui il bimbo ha questa sintomatologia ingravescente deve essere ospedalizzato, proprio perché necessita della ventilazione con ossigeno “ad alti flussi” e dell’idratazione necessaria».
Perché quest’anno se ne sente parlare così spesso?
«In genere le bronchioliti avvengono più facilmente da novembre a febbraio – marzo: l’anno scorso, probabilmente per l’uso negli anni precedenti di mascherine, di disinfezione e di ridotto assembramento c’è stata una minore incidenza della patologia. Quest’anno invece di contro vi è una maggiore diffusione e si è anticipato il periodo di infezione: addirittura in primavera avevamo i primi casi, che sono aumentati a partire da ottobre-novembre sempre di quest’anno».
Come avviene il contagio?
«Il contagio può essere diretto, attraverso la saliva (parlando, partono dalla bocca piccole goccioline) o indiretto, toccando oggetti contaminati Nei luoghi affollati i fratellini possono contagiarsi e trasmetterlo ai piccoli: i luoghi più facili per contagiarsi sono scuole, asili nido o centri commerciali, quando molto affollati. I bambini prematuri, oltre ai portatori di patologie cardiache o polmonari o immunodepressi sono quelli più a rischio di complicanze».
Come si può prevenire?
«Le misure di prevenzione sono innanzitutto quelle di evitare luoghi sovraffollati e, se abbiamo bambini piccoli e fragili, evitare di far loro frequentare gli asili nido e la scuola materna ai fratelli, magari per il periodo a più alta incidenza epidemica. Buona norma è sempre lavare le mani e disinfettare anche gli oggetti che utilizzano i piccoli: sempre bene poi usare le mascherine se si è raffreddati, per evitare di trasmettere l’infezione».
Zelia Pastore