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Santa Maria Domus Magnæ

“Alessandria racconta”

Nel continente europeo, i primi decenni del XVII secolo furono funestati da lunghi conflitti (la Guerra dei Trenta Anni), nonché da numerose carestie ed epidemie (tra le quali, la famigerata peste “manzoniana” del 1630). Anche ad Alessandria la popolazione era allo stremo, tanto che l’annalista Girolamo Ghilini annotò di avere visto tantissimi individui ridotti a cibarsi di erbacce e radici per non morire di fame. Per tentare di fornire un’assistenza agli indigenti erano sorte diverse istituzioni, soprattutto di natura confessionale, denominate Opere Pie. Una di queste, costituita grazie alla generosità di Cristoforo Scoglia e della consorte Francesca Accarezzana, aveva lo scopo di fornire un’istruzione ai bambini poveri.

I coniugi Scoglia, mediante atto pubblico del 14 luglio 1642, decisero di destinare al Municipio una cospicua rendita perpetua annuale finalizzata alla creazione di una scuola per quaranta fanciulli le cui famiglie non fossero in grado di pagare la “dovuta mercede” al maestro. Scrive Carlo A-Valle nella Storia di Alessandria dall’origine ai giorni nostri, volume 4: «Gl’institutori dovevano essere preti e nominati dal municipio: l’insegnamento da largirsi consisteva nella scrittura, nella lettura, nei principii della grammatica e dell’aritmetica: vi si doveva aggiungere l’instruzione religiosa nelle domeniche». Lo stipendio annuale destinato al precettore consisteva in 150 ducatoni, mentre 25 erano riservati ai locali della scuola.

L’atto di beneficenza ebbe efficacia soltanto dopo la morte di Scoglia, avvenuta a Milano il 6 aprile 1647, la cui sepoltura ebbe luogo nella locale chiesa di San Giovanni del Cappuccio (fondata nel XII secolo dall’ordine degli Umiliati).

La scuola venne collocata presso la Confraternita della Ca’ Granda (Domus Magnaæ), esistente già dal 1486, in un’ampia casa che da via Ghilini arrivava sino a via Dante. La chiesa, dedicata a Santa Maria, «aveva la facciata rivolta verso oriente ed era unita alle due strade suddette, da un porticato che non doveva mancare di una certa grandiosità tanto da giustificare il titolo popolare di Ca’ Granda. Si vuole anche che posta com’era, sul confine di due nostri quartieri, le genti di Gamondio usavano entrare dalla parte della contrada della Fiera Vecchia (via Dante) mentre quelli di Marengo venivano dalla opposta contrada della Ca’ Granda!», ricorda lo studioso Piero Angiolini. Nel 1606, la chiesa fu aggregata all’Arciconfraternita Romana del Gonfalone e, in seguito, venne officiata dai Minori Osservanti. Negli anni Trenta del Novecento fu annessa alla Casa di Riposo “Teresio Borsalino” per poi essere abbandonata e utilizzata come rimessa dalla Questura. Dagli anni Novanta è di proprietà comunale ed è chiusa al culto.

Il nuovo istituto scolastico dovette comunque affrontare anche periodi turbolenti. Infatti, come evidenzia Alberto Ballerino nel volume La storia continua. Alessandria Il Centro: «L’istituto sarà oggetto di controversie tra Comune e vescovo per la nomina del maestro che a un certo punto verrà addirittura scomunicato». L’Opera Pia Scoglia, dal nome del suo fondatore, continuerà a svolgere le proprie funzioni sino al XVIII secolo.

Mauro Remotti 

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