I consigli della pediatra Sabrina Camilli
Un attimo prima osserva il cielo con fare angelico, un attimo dopo è tutto contratto e urla a squarciagola: le coliche del neonato sono uno dei principali problemi dei neo genitori, soprattutto di quelli alle prime armi. Ma di cosa si tratta esattamente e soprattutto come si possono aiutare i piccolini che ne soffrono? Lo abbiamo chiesto alla nostra pediatra di fiducia, la dottoressa Sabrina Camilli.
Dottoressa, che cosa sono queste fantomatiche coliche e come si riconoscono?
«Le coliche esprimono il pianto del bambino. Infatti una delle frasi più frequenti quando vengono in visita i genitori con il loro neonato è proprio questa: “Il mio bambino piange spesso, avrà le coliche?”. Di coliche ne soffrono circa 2 neonati su 10: sono chiamate così dal 1954 dove vennero descritte in un famoso articolo medico. Si manifestano in questa modalità: il neonato ha crisi di pianto improvviso incontrollate e continue, diventa rosso in viso e ha l’addome teso. Durante questi episodi, le braccine si irrigidiscono e il bimbo flette le gambe sulla pancia: a volte emette gas dall’intestino, per questo vengono chiamate coliche gassose. Tutto ciò si può verificare sin dai primi giorni di vita e può durare 3-4 mesi, con maggior frequenza la sera».
Da che cosa sono causate? E che accorgimenti si possono mettere in campo?
«Nei bambini allattati al seno la colica può essere causata da alcuni componenti dei cibi assunti dalla mamma: in questo caso può essere buona norma evitare alimenti come il caffè o cibi che possono alterare il sapore del latte, come la cipolla o il cavolfiore. Nel bambino che assume il latte artificiale ormai è consuetudine utilizzare biberon che riducano al minimo l’ingestione di aria attraverso la tettarella: in questi casi si potrà chiedere al pediatra se il latte assunto dal bambino è il più idoneo per lui. Ovviamente quando il bambino piange molto deve essere portato dal pediatra, che confermerà o meno la correlazione tra il pianto prolungato e l’effettiva presenza di coliche».
Che cosa possono fare i genitori per aiutare i loro bebè?
«Come dicevamo, in realtà la colica esprime il pianto più che il mal di pancia. Questo pianto sembra rappresentare per molti bambini un periodo di sviluppo fisiologico: il neonato, data la sua immaturità, è estremamente sensibile agli stimoli ambientali e non è in grado di auto-consolarsi. Il pianto è uno strumento di comunicazione che mamme e papà devono ascoltare e accogliere parlandogli, prendendolo in braccio, accarezzandolo e osservando le sue risposte. Per rassicurare il neonato può essere utile mantenere l’ambiente tranquillo evitando rumori forti. Può invece essere d’aiuto la presenza di un rumore bianco come quello dell’asciugatrice o di un phon a basso volume.
Il bimbo si rasserena anche quando viene cullato con movimenti ritmici: a volte per calmare un pianto disperato può essere utile anche un breve viaggio in auto oppure fare un bagnetto in acqua tiepida, magari dopo aver praticato un massaggio (che si effettua con un movimento circolare di due dita sul pancino del piccolo, magari con dell’olio pelle per bambini). Sempre di grande efficacia è anche parlare al bambino con voce calma e dolce mentre lo si tiene in braccio, magari in una fascia portabebè. I genitori non devono essere lasciati soli se il bambino piange spesso perché la mancanza di aiuti e la solitudine in questa condizione difficile possono portare a comportamenti non idonei. Mi raccomando sempre di evitare assolutamente di scuotere il bambino: è un comportamento estremamente pericoloso!».
Ci sono dei rimedi naturali da consigliare ai genitori che hanno neonati che soffrono di coliche?
«Io consiglio in questi casi i sali di Schuessler in forma di compressine orosolubili: in particolare il fosfato di potassio per supportare le necessità del sistema nervoso e il fosfato di magnesio per rilassare la muscolatura».
Teresa Martino