“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli
Mentre, tra dubbi e misteri, l’organigramma societario dell’Alessandria di Enea Benedetto sta cominciando a prendere forma (di nuovi giocatori, per adesso, nemmeno l’ombra), il tifo alessandrino si sta spaccando sempre più in due fazioni: quella degli anti-dimasiani ad ogni costo e quella dei nostalgici. Il tempo, si sa, è galantuomo e fa emergere verità che nell’immediatezza dei fatti possono sfuggire ma, almeno qui ad Alessandria, non per tutti è così.
La carenza di certezze per l’immediato futuro desta, e non da oggi, più di una preoccupazione e anche fra coloro i quali non si erano schierati apertamente a favore di Di Masi nei periodi più bui della passata stagione stanno cominciando a realizzare che si stava meglio quando, forse, si stava peggio. Ho personalmente sentito qualcun altro affermare addirittura che certi tifosi meriterebbero la sparizione del calcio ad Alessandria per come hanno trattato l’uomo che dopo quarantasei anni ci aveva riportati in Serie B (così replicando un perverso copione già visto, quasi cinquant’anni fa, nei confronti di Remo Sacco).
Ma basta questo perché anche i più anti-dimasiani si persuadano? Niente affatto perché proprio le incertezze del presente stimolano i più acerrimi contestatori dell’ultimo Patron ad attribuirgli anche la responsabilità di un passaggio di mano che, oggi come oggi, a molti pare un salto nel buio.