Gmg Lisbona 2023
La Giornata mondiale della Gioventù, che si è svolta dal 1° al 6 agosto a Lisbona, è stata un’esperienza toccante per tutti: sia per chi si è messo in viaggio da ogni parte del mondo, sia per chi ha vissuto questo momento da casa. Tra i 130 giovani partiti con il gruppo della Diocesi di Alessandria, c’erano anche i “nostri” seminaristi: Alessandro Capra, Matteo Chiriotti, Michele Martinetti e Alejandro Suarez. A un mese di distanza dalla Gmg portoghese, gli abbiamo chiesto di raccontarci come è andata.
«È stata la mia prima Gmg, pur essendo un vecchietto (sorride)» racconta Alessandro Capra. «Per me è stata una esperienza profonda, una opportunità di incontrare Cristo nei giovani. Mi sono rimasti impressi molti volti che risplendevano di una luce particolare. Mi auguro che molti di loro abbiano vissuto l’incontro con il Signore». Tanti gli episodi significativi dei giorni in Portogallo. «Eravamo a Carnaxide, la cittadina dove alloggiavamo e si tenevano le catechesi, ed era il momento delle confessioni. C’era poco tempo e alcuni sacerdoti hanno preferito rimanere in chiesa a confessare, piuttosto che concelebrare la Messa. Un prete di Torino, sorridendo, mi ha detto: “Io continuo a confessare, altrimenti tornati a casa questi ragazzi non li becco più”. È stato un momento bellissimo» continua Alessandro, che poi aggiunge: «Un altro aspetto che mi ha colpito è stata l’attesa per il Papa. Noi italiani eravamo a uno dei tanti incontri della nostra vita con il Pontefice. Per altri, invece, provenienti da altre zone del mondo questo sarà l’unico incontro. La loro l’attesa così trepidante per vedere il Santo Padre mi ha stupito». E sulla sua vocazione? «Per un seminarista l’incontro con i giovani provoca e fa scaturire molte domande. Ci sprona al discernimento. e tocca i temi più personali, della nostra vita di fede e spirituale».
Presente alla Gmg anche Matteo Chiriotti che domenica 24 settembre alle 18, al Duomo di Valenza, sarà ammesso agli Ordini Sacri. «Ho saputo dell’ammissione due giorni prima di partire, quindi avevo un mix di pensieri ed emozioni. Da un lato sono rimasto colpito, non me lo aspettavo, mentre dall’altro sentivo un bisogno di riflettere e pregare tanto. Mi sono subito chiesto: “Sarò pronto? Capirò davvero ciò che sto per fare?”. Poi sono partito per il Portogallo, ed è stata una tappa importante del mio discernimento, una conferma nel mio percorso vocazionale. Come se il Signore mi avesse detto: “Ecco, questa è la Chiesa che vorrei che tu servissi”». E cosa ha significato la Giornata mondiale della Gioventù? «Per me è stata la prima, come esperienza mancava. È stata una cosa diversa: mi ha colpito molto il gruppo che si è creato, abbiamo passato due settimane insieme, pregando e facendo Messa. Tutti eravamo lì, chi più e chi meno, per condividere l’unico denominatore che è Cristo. E se c’è davvero al centro Gesù, questa è una esperienza che rimane nel cuore» continua Matteo, che poi parla di un momento che lo ha segnato particolarmente: «Non posso non parlare dell’Adorazione eucaristica della Veglia. Vedere quasi due milioni di persone, in maggioranza ragazzi, che in ginocchio pregano davanti al Signore solennemente esposto, fa effetto. Io mi sono detto: “Allora c’è speranza, non sta andando tutto a rotoli”». Tra i ricordi più belli, Matteo porta a casa anche le parole del Papa: «Ho riflettuto molto sulla sua frase: “Non abbiate paura”. Una frase che disse anche il venerato Giovanni Paolo II, ed è importante per il momento storico in cui siamo. Papa Francesco ci invita a non avere paura di vivere e di credere. È stato come un rincuorare, rasserenare i giovani che seguire Gesù è la cosa più bella che ci sia. Una scelta che ti porta alla felicità vera».
«Prima di partire non avevo bene in mente che cosa fosse la Gmg, è stata tutta una scoperta giorno dopo giorno» racconta Michele Martinetti, anche lui alla prima Giornata mondiale della Gioventù. «Nonostante la fatica e le difficoltà ordinarie, mi ha colpito il clima che c’era. A distanza di un mese da Lisbona, ho portato a casa gli incontri con persone nuove che ho conosciuto, e una fede amplificata, potenziata, quasi rinnovata. Questi sono eventi che arrivano e ti fanno avanzare nel percorso spirituale». Anche per Michele la Veglia del sabato, a Parco Tejo, è stato il momento più toccante: «Vedere tutte quelle persone, davanti al Signore, chiamate lì a pregare, ci ha fatto davvero toccato con mano quel silenzio parlante di Dio che arriva al cuore di ognuno. È stato un momento particolare, in cui ci siamo potuti confrontare con la fede di altre persone, capendo che non siamo soli in questo percorso. In quel Parco con noi c’era altra gente, che vive magari a chilometri e chilometri di distanza da te, che era lì per il nostro stesso motivo. E questo è spettacolare». E sulle parole del Papa: «Mi è rimasta in testa la frase: “Nulla è gratuito, solo l’amore di Dio lo è”. Questa gratuità credo che la si possa vedere riflessa nelle persone che abbiamo accanto nel cammino spirituale, nei piccoli gesti di amore quotidiano, gratuiti, che non hanno prezzo. E poi il momento culmine della gratuità è l’Eucarestia: il momento in cui Dio, fatto uomo, è morto e ci ha salvati. Senza chiedere niente in cambio».
Alejandro Suarez ci risponde dalla Colombia, il suo Paese di origine, dove è tornato per trovare la sua famiglia: «Sono partito subito dopo la Gmg, e adesso rientrerò il 18 settembre per ricominciare l’università». Quella di Lisbona, anche per lui, è stata una esperienza unica. «La Gmg mi ha lasciato il cuore pieno di gioia: vedere così tanti giovani, tanti preti giovani, tante consorelle, che si sono messi in cammino per incontrare papa Francesco. E poi le sue parole e i suoi gesti ci raccontano di un uomo che, in tutto il suo Ministero, testimonia Gesù. Le parole del Papa sono vicine al linguaggio dei giovani e questo rende il suo messaggio più familiare». C’è un episodio che porti nel cuore? «Ce ne sono stati diversi. Penso al silenzio durante l’Adorazione eucaristica: è stato forte. Mi ha colpito vedere più di un milione e mezzo di giovani che adoravano Cristo Eucarestia in silenzio, con i loro volti emozionati. Ma anche il momento della Via Crucis, in cui il Papa ha mostrato la sua vicinanza ai malati, alle persone sofferenti: è il volto di Cristo che si fa prossimo». E la tua vocazione? «La Gmg mi ha permesso di conoscere tante persone, ognuna può essere un aiuto per il mio cammino vocazionale. Il Papa ha detto: “Siete stati chiamati per il nome”. Quando ho sentito queste parole pensavo ai tutti i giovani che erano lì, ognuno con il suo modo di stare nel mondo, ognuno alla ricerca della propria felicità. Ognuno con la sua missione, con la sua vocazione. Questo mi ha colpito tantissimo».
Alessandro Venticinque