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I nuovi Cardinali di papa Francesco

Vaticano

«Siamo evangelizzatori nella misura in cui conserviamo nel cuore lo stupore e la gratitudine di essere stati evangelizzati. Anzi, di essere evangelizzati, perché in realtà si tratta di un dono sempre attuale, che chiede di essere continuamente rinnovato nella memoria e nella fede. Evangelizzatori evangelizzati, e non funzionari».

Così papa Francesco, a braccio, si è rivolto ai 21 nuovi cardinali, creati sabato 30 settembre, nel suo nono Concistoro. In una piazza San Pietro gremita, con oltre 12 mila fedeli, a spiccare era il color porpora del Collegio cardinalizio. Il Santo Padre, che dall’inizio del suo pontificato ha creato 142 cardinali, nell’omelia ha ricordato: «Prima di essere “apostoli”, prima di essere sacerdoti, vescovi, cardinali, siamo “Parti, Medi, Elamiti” eccetera eccetera. E questo dovrebbe risvegliare in noi lo stupore e la riconoscenza per aver ricevuto la grazia del Vangelo nei nostri rispettivi popoli di origine. Ritengo che ciò sia molto importante e da non dimenticare. Perché lì, nella storia del nostro popolo, direi nella “carne” del nostro popolo, lo Spirito Santo ha operato il prodigio della comunicazione del mistero di Gesù Cristo morto e risorto. Ed è arrivato a noi “nelle nostre lingue”, sulle labbra e nei gesti dei nostri nonni e dei nostri genitori, dei catechisti, dei sacerdoti, dei religiosi… Ognuno di noi può ricordare voci e volti concreti. La fede viene trasmessa “in dialetto”. Non dimenticatevi questo: la fede viene trasmessa in dialetto, dalle mamme e dalle nonne». Prima di consegnare la berretta, l’anello e il titolo o la diaconia a ciascun neocardinale, il Pontefice ha chiesto ai nuovi cardinali di «assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa. Dico anche la “sinodalità”, non solo perché siamo alla vigilia della prima Assemblea del Sinodo che ha proprio questo tema, ma perché mi pare che la metafora dell’orchestra possa illuminare bene il carattere sinodale della Chiesa». E, infine, ha aggiunto: «Cari fratelli e sorelle, ci fa bene rispecchiarci nell’immagine dell’orchestra, per imparare sempre meglio ad essere Chiesa sinfonica e sinodale. La propongo in particolare a voi, membri del Collegio Cardinalizio, nella consolante fiducia che abbiamo come maestro lo Spirito Santo – Lui è il protagonista –: maestro interiore di ognuno e maestro del camminare insieme. Lui crea la varietà e l’unità, Lui è la stessa armonia. San Basilio cerca una sintesi quando dice: “Ipse harmonia est”, Lui è la stessa armonia. Alla sua guida dolce e forte ci affidiamo, e alla custodia premurosa della Vergine Maria».

Ci sono stati lunghi applausi nel momento in cui Francesco ha imposto a ciascuno lo zuccotto e la berretta prima di consegnare l’anello e assegnare il titolo cardinali. Con le 21 nuove porpore, annunciate da Bergoglio nell’Angelus di domenica 9 luglio, il Collegio Cardinalizio si compone di 242 cardinali, di cui 137 elettori e 105 non elettori. Per la prima volta, la berretta arriva in Sud Sudan (Juba), in Tanzania (Tabora), in Malesia (Penang), in Polonia (Lodz) e nel patriarcato di Gerusalemme dei Latini. Continuerà ad avere la porpora l’arcivescovo di Bogotà in Colombia, torneranno invece ad averla quelli di Cordoba in Argentina, Cape Town in Sud Africa e il vescovo di Hong Kong.

Ma ecco chi sono i 18 nuovi cardinali elettori (12 hanno meno di 65 anni, in sei sono cinquantenni).

Ci sono Robert Francis Prevost, 68 anni, statunitense, agostiniano, arcivescovo-vescovo emerito di Chiclayo in Perù, dall’aprile 2020 prefetto del Dicastero per i vescovi; Claudio Gugerotti (nel tondo a sinistra), 68 anni, arcivescovo, già nunzio apostolico in Bielorussia, in Ucraina e in Gran Bretagna, dal gennaio scorso Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali; Víctor Manuel Fernandez, 61 anni, argentino, arcivescovo emerito di La Plata, lo scorso 1° luglio nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede; ed Emil Paul Tscherrig, 76 anni, svizzero, arcivescovo, nunzio apostolico in Italia dal 2017 dopo esserlo stato in Argentina dal 2012 (che lo scorso luglio è stato a Solero per celebrare la festa di San Bruno).

Poi ancora Christophe Louis Yves Georges Pierre, 77 anni, francese, arcivescovo, nunzio apostolico negli Stati Uniti dal 2016; Pierbattista Pizzaballa (nel tondo a sinistra), 58 anni, frate minore, originario della provincia di Bergamo, dal 2020 Patriarca latino di Gerusalemme dopo essere stato amministratore apostolico dal 2016; Stephen Brislin, 67 anni, dal 2009 arcivescovo di Città del Capo (Kaapstad) in Sud Africa; Ángel Sixto Rossi, 65 anni, gesuita, dal 2019 arcivescovo di Córdoba in Argentina; Luis José Rueda Aparicio, 61 anni, dal 2020 arcivescovo di Bogotá in Colombia, e Grzegorz Rys, 59 anni, dal 2017 arcivescovo di Łódź in Polonia.

Tra i nuovi cardinali anche Stephen Ameyu Martin Mulla, 59 anni, dal 2019 arcivescovo di Juba in Sud Sudan; José Cobo Cano, 58 anni, da giugno arcivescovo di Madrid in Spagna; Protase Rugambwa, 63 anni, dallo scorso aprile arcivescovo coadiutore di Tabora in Tanzania, dopo essere stato dal 2012 segretario aggiunto e dal 2017 segretario di Propaganda Fide; Sebastian Francis, 72 anni a novembre, dal 2012 vescovo di Penang in Malesia; Stephen Chow Sau-Yan, 64 anni, gesuita, dal 2021 vescovo di Hong Kong in Cina; François-Xavier Bustillo, 55 anni a novembre, frate francescano conventuale, originario di Pamplona in Spagna, dal 2021 vescovo di Ajaccio in Corsica; Américo Manuel Alves Aguiar, 50 anni a dicembre, dal 2019 vescovo ausiliare di Lisbona in Portogallo, presidente della Fondazione Gmg di Lisbona; e don Ángel Fernandez Artime, 63 anni, spagnolo, dal 2013 Rettor Maggiore dei Salesiani.

E poi ci sono i tre cardinali ultraottantenni e quindi senza diritto di voto: Agostino Marchetto (nel tondo a sinistra), 83 anni, nunzio apostolico, storico del Concilio Vaticano II; Diego Rafael Padron Sanchez, 84 anni, arcivescovo emerito di Cumaná in Venezuela, e padre Luis Pascual Dri, 96 anni, frate cappuccino, confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei, Buenos Aires (Argentina).

Proprio quest’ultimo era l’unico assente, per problemi di salute, al Concistoro di sabato 30 settembre. «Anche se avrei abbracciato volentieri Papa Francesco, le mie condizioni di salute non me lo consentono» ha dichiarato il cardinal Dri, ad AgenSir. Il frate cappuccino, più volte citato da papa Francesco, si ritiene un «confessore instancabile»: «Ce n’è tanto bisogno oggi, in un mondo pieno di tante situazioni difficili, che si moltiplicano e coinvolgono le persone». E a chi, in confessionale, lo ritiene “troppo buono”, risponde: «Non lo nego, ma io dico sempre a Gesù: “Sei tu che hai perdonato troppo, che hai perdonato tutti!”. Io cerco di fare come lui. Gesù non ha negato il perdono a nessuno. Conoscevo bene l’arcivescovo Bergoglio, e anche lui, per così dire, “mi assolveva” per questo».

Questi sono i nuovi cardinali di Francesco, pronti a servire la Chiesa. Da evangelizzatori evangelizzati, e non funzionari.

Alessandro Venticinque

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