L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
ci siamo lasciati, nello scorso numero, con il grande dolore per la tragedia familiare accaduta nella nostra città, e con un dubbio, allo stesso tempo umano e professionale: pubblicare (o no) i pezzi della festa di sabato 23 settembre, per il 25° della beatificazione di madre Michel? Ne abbiamo parlato in redazione, e alla fine abbiamo deciso di non “perdere” tutto il positivo scaturito da quella serata: ecco perché troverete l’articolo di Guido Astori e la lettera di Carlo Re. Credo sia importante sapere dove sta il Bene, quello con la B maiuscola che ci ravviva: “Ed essi dissero l’uno all’altro: “Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?” (Luca 24,32).
E questo Bene va “frequentato” nei luoghi in cui evidentemente è presente e agisce. Luoghi in cui è visibile, toccabile, udibile: perché ciò che non è sperimentabile, non può essere vero oggetto di intelligenza e affezione. Il Male nasce, ci è stato insegnato, dal peccato originale. Ma la prima caratteristica del Male, anche del più atroce, non è la violenza, e nemmeno il sopruso: è l’astrazione, quell’atteggiamento per cui ci togliamo (o qualcuno ci convince a toglierci) dalla realtà per inseguire la nostra immaginazione.
Che può diventare crudeltà, o ferocia, se il progetto che abbiamo in mente non va a buon fine, o se “gli altri” non obbediscono ai nostri pensieri (magari, inizialmente, anche buoni…). Dio, il nostro vero Bene, si è fatto carne e abita in mezzo a noi. Ha mandato il Figlio, che con la Sua presenza, misteriosa ma riconoscibile, accompagna ancora oggi noi e la Chiesa. Nella carne. Cristo non ha mai separato la vita spirituale da quella “normale”: ha sempre guardato le persone tutte intere, cogliendole nella loro verità. Di questo sguardo abbiamo bisogno tutti, oggi, per non rimanere nei nostri poveri pensieri.
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