Le parole di padre Maurizio Botta
nella nostra Cattedrale per l’Ottavario della Salve
«L’intento, questa sera, vorrebbe essere in un certo senso consolatorio. Perché nell’accostarmi e nel parlare di Maria, della Madonna, vorrei iniziare partendo da qualcosa di personale. Io, personalmente, ho sempre un po’ santamente invidiato sacerdoti che ho incontrato nella mia vita che avevano istintivamente un rapporto molto affettivo con la Madonna. Per loro la Madonna era la Mamma, sentivano una grande tenerezza nei suoi confronti.
Ho incontrato consacrati, consacrate, laici che avevano una facilità di rapporto con la Madonna, come appunto la mamma. E per me non è stato assolutamente così, mai. Anzi, mi sono trovato a essere consolato negli anni del Seminario, della formazione, e ormai sono 23 anni di consacrazione a Dio. Mi ha colpito molto vedere le difficoltà, per esempio, di Giovanni Paolo II.
Voi sapete, Giovanni Paolo II è arrivato al “Totus Tuus”, però aveva le stesse esitazioni che, in un certo senso, albergavano nel mio cuore. Ma non c’è il rischio che dando troppo a Maria si toglie qualcosa a Gesù? Non c’è il rischio di esagerare? Non vi dico, poi, il mio stupore quando ho visto che le stesse difficoltà le aveva l’allora cardinal Ratzinger. Confidandosi, in un libro meraviglioso, “Ipotesi su Maria”, a Vittorio Messori diceva così: “Prima e durante il Concilio, da giovane teologo, avanzavo delle riserve su certe antiche formule ripetute dalla tradizione. Come il celebre “De Maria numquam satis”, cioè su Maria non si dirà mai abbastanza. Mi sembravano eccessive e derivate, più che dalla dottrina autentica, da atteggiamenti devozionali nati in epoca piuttosto recente. Se non riuscivo a capire del tutto il “De Maria numquam satis“, mi riusciva altrettanto difficile comprendere il senso vero di un’altra famosa espressione, quella secondo la quale Maria sarebbe nemica di tutte le eresie”. Aggiunse subito, qua è Messori che parla: “Ebbene proprio adesso, in questo confuso periodo, in cui molte antiche e moderne deviazioni ereticali sembrano minacciare l’ortodossia, proprio adesso comprendo che non si trattava di esagerazioni di devoti, ma di verità più che mai attuali da riscoprire. Sì, lo confermo, bisogna rifare posto a Maria perché la fede ritrovi il suo asse autentico”.
A me personalmente incoraggiavano di più queste esitazioni, queste difficoltà di cui Giovanni Paolo II e l’allora cardinale Ratzinger si facevano testimoni. Un giorno, Benedetto XVI, commentando San Bernardo, usa questa espressione, queste pochissime righe per descrivere la resurrezione. E, da catechista dei bambini da più di vent’anni, questa espressione mi ha aiutato moltissimo per parlare ai più piccoli della Resurrezione. Diceva papa Benedetto: “La Pasqua, che noi celebriamo, significa passaggio e non ritorno. Perché Gesù non è tornato alla situazione precedente, ma ha varcato una frontiera verso una condizione più gloriosa, nuova e definitiva”. Gesù non è tornato indietro, è entrato in una condizione nuova e definitiva. E, in questa condizione nuova e definitiva, ha assorbito, assunto in Cielo, in anima e corpo anche la sua Madre. È entrata attraverso Gesù in questa condizione più gloriosa, nuova e definitiva. Gesù ha unito a sé sua Madre. E ho scoperto, da amante della montagna, che Maria è patrona delle guide alpine. Maria è patrona delle guide alpine perché, in un certo senso, ci porta a camminare in fretta verso le cose di Dio. Maria ci aiuta a riconoscere l’opera di Dio in noi. Nei mille fili delle circostanze della nostra vita, ci porta a ringraziare. Maria, come Madre, genera Cristo in noi e veglia sulla nostra completa trasformazione in figli. Trovo che a volte rischiamo di essere statici nelle nostre definizioni. Con il battesimo diventiamo figli di Dio: ci mancherebbe, non è che cambio il catechismo. Però, sottolineiamo poco la dinamicità di questa cosa: ha dato il potere di diventare figli di Dio, col Battesimo lo siamo, ma per diventarlo fino in fondo. E Maria veglia su questa trasformazione. Perché, diciamocela tutta, se il Paradiso è uguale ad adesso, beh… forse non è proprio un gran Paradiso, devo dire la verità (sorride). Un po’ di purificazione, un po’ di purgatorio, mi sembra necessario per far sì che noi abbiamo gli stessi pensieri di Cristo, vogliamo le stesse cose di Cristo. Cioè, scusate le espressioni da catechista dei bambini, dobbiamo entrare a temperatura, avere la stessa temperatura di Cristo. Mi sembra che questa è la santità e lo Spirito Santo è per diventare così e vuole donarcelo Dio. Se non lo siamo ancora, o lo facciamo adesso o lo faremo dopo: questo è sicuro. Maria veglia sul nostro percorso di risurrezione, cioè su tutte le tappe della nostra risurrezione. L’ultima tappa è la risurrezione anche della carne, cioè il recupero, in un modo che non riusciamo a immaginare, ma per il fatto che non riusciamo a immaginarlo non vuol dire che non sia vero.
Esattamente come è difficile immaginare quando tu vedi un semino di sequoia gigante, immaginare che possa essere diventato una sequoia gigante. Un giorno, secoli prima, era stata una cosa pressoché invisibile, adesso è qualcosa che è impossibile da cingere con le braccia, alto come un palazzo. Più di un palazzo. La guida alpina chi è? È colui che non serve a niente finché non ce n’è bisogno (sorride). Immaginatelo applicato a Maria. La guida alpina non cerca il suo successo, ma quello del cliente. Maria non cerca il suo successo, ma quello del cliente, che siamo noi. Maria è patrona, significativamente, delle guide alpine, perché è Colei che per prima è arrivata in cima. Definitivamente, in anima e corpo: in Lei la risurrezione è già completa, ed essendo arrivata in cima, conoscendo la strada per arrivare in cima, Lei può accompagnarci.
Maria è stata discepola di Gesù. E quindi è Madre di tutti quelli che vogliono essere discepoli di Gesù. Scusate la provocazione, però io non do per scontata questa cosa. Neanche questa sera, io credo che non tutti voi che siete seduti qui, automaticamente, vogliate essere discepoli di Gesù. Perché non è che tutti vogliamo non giudicare, non condannare. Noi preti per primi: abbiamo dei grossi problemi col giudizio, con la condanna, con la lingua biforcuta. Parliamo troppo, parliamo male, diamo scandalo con la nostra lingua, con i nostri commenti. Maria è nostra Madre nel dire “sì”, fino in fondo, a diventare figli di Dio. È Madre per quelli che vogliono diventare fino in fondo figli di Dio. E, allora, vi dico, in questo cammino che non è stato subito emozionale, affettivo, sentimentale, che cosa mi ha profondamente aiutato e consolato».