Care lettrici,
cari lettori,
come potete leggere qui, il 10 maggio presenteremo a Palatium Vetus la docuserie “Memoria dimenticata”, curata dal nostro Alessandro Venticinque (un ragazzo di quasi 26 anni di cui sono molto fiero). Racconteremo in sei puntate la tragedia accaduta 50 anni fa (il 9 e 10 maggio 1974) nel carcere di Alessandria, il “Don Soria”: oggi è una casa circondariale intitolata a Gennaro Cantiello e Sebastiano Gaeta, i due agenti di custodia rimasti uccisi in quella rivolta organizzata da tre detenuti e finita nel sangue, con cinque vittime e diversi feriti. All’epoca facevo la prima elementare e la vita non mi aveva riservato ancora grandi drammi. Forse quello della rivolta nel carcere fu il mio primo impatto con il male del mondo: un male, oltretutto, che era “esploso” a due passi da casa mia. Ricordo che la mia santa maestra fece pregare me e i miei compagni per le vittime e per i loro familiari (la mia era una scuola statale, non “confessionale” o paritaria). Davanti a me stava un dolore troppo grande, che non riuscivo a scorgere e di cui presto mi dimenticai. Dopo alcuni anni, lo stesso dolore si ripresentò ai miei occhi quando conobbi uno dei figli di quei cinque innocenti, morti per essersi trovati lì, in quel luogo, al momento sbagliato. Con lui, due pomeriggi alla settimana, andavo a scuola d’inglese: all’andata ci portava mia madre, al ritorno la sua. Negli occhi di quella donna vedevo tante cose: un dolore immenso, inestinguibile; e, insieme, la dignità di chi, pur con il cuore a pezzi, era lavoratrice, madre ed educatrice. Questa è tutta la mia esperienza con la rivolta del 9 e 10 maggio 1974. Fino a ieri: adesso, grazie al lavoro paziente e tenace di Alessandro, posso riappropriarmi di quella vicenda che ai tempi mi sfiorò appena. La mia “Memoria dimenticata” si è riaccesa… E tutto questo, care amiche e cari amici, mi commuove.