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Camminare per non rimanere paralizzati – L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici,

cari lettori,

in questa pagina il nostro Vescovo ci racconta il senso del percorso giubilare in Cattedrale (si entra dalla Porta Santa) inaugurato il 1° dicembre in occasione dell’inizio dell’Anno pastorale 2024-2025. Prima dell’intervista, insieme con la redazione sono andato a fare questo cammino: per curiosità, innanzitutto, e poi per arrivare preparato e fare le domande “giuste” a Sua Eccellenza. Devo confessarvi di essere rimasto un po’ spiazzato da quello che ho visto e sentito. Non posso affermare di avere capito tutto, né di essermi trovato, per così dire, “a mio agio”. I 24 pannelli che compongono questa specie di mostra (che mostra non è) sono composti e disposti per disturbarmi: o meglio, per stanarmi. Sono entrato in un certo modo, con un certo stato d’animo, certi pensieri e certi umori; e sono uscito con un altro sguardo. La forza di questo percorso per me non sta tanto nei contenuti, ma nel suo suscitare una domanda di significato su di sé: un paragone vero tra l’amore di Cristo nei nostri confronti (potente, ma allo stesso tempo rispettoso) e la nostra quotidiana distrazione, alla ricerca di gratificazioni che a volte non durano nemmeno lo spazio di un minuto.

È quello che ci hanno raccontato sabato scorso, 30 novembre, Paolo Brosio e Chiara Perrone, due testimoni che con incredibile schiettezza si sono paragonati con il Vangelo. Un libro che non è un libro, ma una vita che straripa dalla pagina: chi ha avuto l’intelligenza e il cuore di partecipare a questo incontro, ascoltando le vicende di Paolo e Chiara si è come ritrovato dentro al Vangelo. Come ha detto anche il Vescovo, in conclusione di serata, «il Vangelo non è un resoconto storico di qualcosa che è avvenuto, ma è scritto perché avvenga di nuovo. Dio prosegue nel fare miracoli: siamo noi che non stiamo continuando a credere. Il Signore sta continuando a compiere le sue guarigioni e i suoi segni, a parlare, a donarci la sua grazia, a risuscitare, a ridare la vista, a farci muovere: siamo noi che rimaniamo paralizzati». Paralizzati! E così la vita passa, tra il divano, l’intoccabile “pizzata” con gli amici, i soldi, la tipa (o il tipo), le vacanze, la Messa alla domenica, i weekend lunghi, l’auto nuova e chissà che altro. Paralizzati: di fronte a un Verbo che si è fatto carne e ha deciso di abitare qui. È venuto per noi, che siamo ciechi, muti, sordi e paralizzati. Anche se apparentemente sani.

Andrea Antonucciodirettore@lavocealessandrina.it

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