Care lettrici,
cari lettori,
mentre sto scrivendo questo editoriale (mercoledì 19 febbraio), le condizioni di salute di papa Francesco sono serie. Il Santo Padre, ricoverato al policlinico Gemelli, sta combattendo una battaglia importante e ci ha chiesto di pregare per lui. So che nelle redazioni dei giornali stanno già scrivendo il suo “coccodrillo” (in gergo, il pezzo-necrologio che viene redatto prima che la persona muoia). Bisogna essere pronti a mandare in stampa subito qualcosa, per non farsi cogliere impreparati. Confesso che anche qui a Voce abbiamo pensato a qualcosa del genere… siamo umani, siamo come tutti. Però, riflettendoci un attimo, di fronte a un dramma di questo tipo non si può essere solo “professionali” e mettersi a cavillare su che cosa scrivere del Papa come se fosse già morto. Intanto, in questo momento il Santo Padre è qui con noi: è vivo, sta lottando per guarire. E poi, dovremmo tenere in considerazione la sua richiesta di pregare per lui, e farlo. Chi è passato in situazioni difficili, personalmente o attraverso una persona cara, sa qual è la forza, la concretezza, della nostra implorazione a Dio, anche quando (apparentemente) le cose non vanno come vorremmo noi. Non credo esista un gesto più umano della preghiera, intesa come mendicanza: siamo dei mendicanti, tutti. In punto di morte, chi di noi sarebbe in grado di aggiungere anche solo dieci secondi alla propria esistenza? Chi ha vissuto il Covid in un letto di ospedale, intubato o con il famigerato “casco” in testa, sa benissimo che da soli non riusciremmo a darci nemmeno un respiro in più. Nessuno di noi è immortale, e se fossimo meno distratti ringrazieremmo ogni mattina il Signore di essere al mondo. E invece… Se avessimo più coscienza della nostra dipendenza da un Altro, desidereremmo una cosa sola: non di vivere per sempre, ma di morire in grazia di Dio. Lietamente. Proprio come nel dialogo immaginato dal drammaturgo lituano Oscar Vladislas Milosz, tra l’abate del Convento de la Caridad e il protagonista del “Miguel Mañara” (un libro, un “mistero in sei quadri” che vi consiglio caldamente di leggere): «Occorrono un’infanzia e un’educazione, una giovinezza e un insegnamento, una maturità ansiosa di conoscere il giusto peso delle cose, ed una lenta vecchiaia, innamorata della tomba». Che il Signore ci conservi ancora a lungo papa Francesco.
Andrea Antonuccio – direttore@lavocealessandrina.it