Care lettrici,
cari lettori,
siamo tutti in apprensione per la salute di papa Francesco. Ogni giorno, qui in redazione, cerchiamo di capire che cosa succederà al successore di Pietro, e non è solo una preoccupazione giornalistica. In questi giorni, per due volte ho ascoltato da persone degne di fiducia questo “gossip”: pare che ci siano gruppi di fedeli che stanno pregando contro Francesco, affinché tolga il disturbo al più presto e lasci finalmente il posto a un Pontefice “vero” (cioè più affine alle proprie convinzioni sulla Chiesa). Guardate, so di toccare un argomento sgradevole, e per molti di voi (spero) nuovo. Credo però che qualcosa vada detto, in questo senso. Provo una profonda amarezza nel sentire e vedere che queste posizioni esistono, non solo nelle grandi città o in chissà quale Paese del mondo: no, anche da noi, in questa Diocesi, c’è chi la pensa così. Non è un pettegolezzo gonfiato ad arte, o una voce maliziosa messa in giro da qualcuno contro qualcun altro. L’ho sentito dire, con le mie orecchie, da un “laico impegnato” della nostra Diocesi (e anche da qualche sacerdote): «Questo non è il vero Papa». Punto. Quanta tristezza, in un’affermazione del genere! E quanta presunzione… «Non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell’Opera che l’ha scelta» leggiamo nel libro “L’Annunzio a Maria” di Paul Claudel: mentre alcuni tra noi si sentono pietre (aride, aggiungo io) che decidono chi è al posto giusto, e chi no. Chi è Papa, e chi no. Chi è Vescovo, e chi no… Detta così, sembra una roba assurda. Ma è di più: è il frutto dell’opera del Maligno, che vuole insuperbirci (e spesso ci riesce). Prendo a prestito un altro passaggio, impressionante, di “L’Annunzio a Maria”, in cui il protagonista, un padre di famiglia, ritorna dal pellegrinaggio in Terrasanta e trova morte la moglie Elisabetta e la figlia Violaine. Nelle sue parole sta tutta la certezza che vorrei avere io: «Forse che fine della vita è vivere? Forse che i figli di Dio resteranno con fermi piedi su questa miserabile terra? Non vivere, ma morire, e non digrossar la croce ma salirvi, e dare in letizia ciò che abbiamo. Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna… Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per esser data? E perché tormentarsi quando è così semplice obbedire?». Perché tormentarsi quando è così semplice obbedire? Una domanda semplicemente disarmante… Forza, Santo Padre Francesco!
Andrea Antonuccio – direttore@lavocealessandrina.it