Come aiutare i bambini a comprendere meglio
questa emozione attraverso un albo illustrato
«Voglio il gelato!», «Voglio fare il bagno… adesso!», «Non voglio andare in gita!»: vi suonano familiari queste frasi? In estate i genitori (e soprattutto i nonni) hanno il piacere di stare con i loro piccoli molto più tempo: è un “avvenimento” che dà sicuramente gioia, ma espone alla possibilità di incorrere più spesso in attacchi di rabbia dei piccini.
Come affrontarli, senza farci sopraffare a nostra volta dall’ira?
Ci siamo affidati a un albo illustrato che racconta in maniera poetica lo scoppio di rabbia di un bambino. Abbiamo chiesto alla pedagogista Simona Fico qualche consiglio per vivere al meglio il momento della lettura di questo libro con i nostri piccoli. Simona lavora da oltre dieci anni a contatto con bambini e famiglie nella cooperativa Stripes. Ha conseguito un master in pedagogia familiare e ha scritto due libri, “Ale e Sofi: amici, uguali e diversi, ma gentili” (Pav Edizioni, 2021), “E se finisce?” (La fabbrica dei segni, 2022).
Troverete qui i suoi consigli a genitori e nonni.
La trama del libro
“Che rabbia!” è la storia di Roberto, un bambino che torna a casa dopo aver trascorso una brutta giornata. Come se non bastasse, il padre lo accoglie subito con un rimprovero: “Levati quelle scarpacce!”, cosa che non fa che peggiorare l’umore di Roberto. La cena a base di spinaci è davvero il colmo: il bambino risponde male al papà che, spazientito, lo spedisce in camera sua “a calmarsi”. Afflitto e irato, il piccolo protagonista si chiude in stanza e all’improvviso… avverte una “cosa” terribile che sale dentro di lui: la “cosa” fuoriesce dalla bocca di Roberto, prendendo le sembianze di un mostriciattolo rosso. Atterrato nella cameretta, il mostro inizia a lanciare tutto quello che si trova davanti, proprio come a volte capita durante gli scatti d’ira dei bambini. Roberto nel vedere quel disastro si arrabbia ancora di più: il punto di non ritorno viene toccato quando il mostro rovescia in terra il prezioso baule dei giocattoli, distruggendo il camion preferito del piccolo. A questo punto il bambino si arrabbia, ma questa volta con il mostro (che impersonifica la sua stessa rabbia) e inizia a risistemare con amore i suoi giochi rotti dalla furia del mostro. Più Roberto sistema e aggiusta, più il mostro rosso diventa piccolo piccolo. Quando finalmente Roberto riesce a riordinare tutto, chiudendo la “cosa” rossa in una scatolina, tutto torna calmo e tranquillo.
Dottoressa Fico, perché è utile leggere questo libro?
«La lettura di questo albo illustrato offre un’opportunità preziosa per i bambini e le loro famiglie, perché tratta un’emozione universale: la rabbia. È qualcosa che i bambini sperimentano costantemente, e che può manifestarsi in modi difficili da controllare, proprio come il “mostro che spacca tutto”. Leggere questo libro in un momento di tranquillità, magari tra le braccia della mamma o accanto al nonno, in un’atmosfera serena, permette ai piccoli di rielaborare ciò che è accaduto durante la giornata senza caricarlo necessariamente di connotazioni negative. È fondamentale che i bambini imparino che la rabbia, come tutte le emozioni, ha un inizio e una fine. Il libro illustra questo concetto in modo efficace: la rabbia, come il mostro che esce dalla bocca di Roberto, a un certo punto si rimpicciolisce e può essere “chiusa in una scatola”. È importante sottolineare che la rabbia non è necessariamente un’emozione negativa: al contrario, può essere una forza potente che ci permette di reagire in situazioni di difficoltà. Tuttavia, per poterla utilizzare in modo adeguato e costruttivo, è essenziale conoscerla e rielaborarla. Per un bambino, il modo più semplice e immediato per comprendere cosa gli succede quando si arrabbia è attraverso le immagini e le parole. Il libro, attraverso la storia di Roberto, offre ai bambini la possibilità di immaginare la “consistenza” e “l’esistenza” di questa emozione, e di trovare soluzioni alternative per gestirla. Spesso quando un bambino è arrabbiato, può compiere azioni di cui poi si pente, come lanciare il proprio gioco preferito. Questo albo dimostra che, sebbene la rabbia in un primo momento possa travolgerci, è possibile porre rimedio quando “scema”. In quel momento di calma ritrovata si possono riparare i danni, rimettere a posto e ricomporre i pezzi per tornare alla tranquillità. Il messaggio più importante del libro è che l’emozione della rabbia non va demonizzata o punita: piuttosto ai bambini vanno dati dei limiti e insegnato come incanalare questa energia in modi costruttivi».
Come rendere piacevole la lettura di questo libro?
«Per trasformare la lettura in un’esperienza piacevole, è fondamentale che sia un’attività gradevole anche per l’adulto – narratore. Il segreto sta nel renderla un gioco. Il primo suggerimento è che i genitori leggano il libro in anticipo: questo permette di familiarizzare con la storia e di preparare al meglio la lettura con i vostri figli. La chiave è essere un po’ “teatrali”. Non abbiate paura di giocare con le voci e le espressioni: quando il “mostro” della rabbia fa la sua comparsa, potete usare una voce più scura e potente. E quando Roberto esprime la sua rabbia, potete proporre un gioco ai bambini: “Urliamo forte, forte, forte!” proprio come fa lui. Questo non solo rende la lettura dinamica, ma offre anche ai bambini un modo sicuro per sfogare le proprie emozioni. Quando il mostro si rimpicciolisce e torna nella scatola, potete sussurrare. Questo contrasto vocale aiuta i bambini a percepire la “misura” dell’emozione, comprendendo che la rabbia, sebbene intensa, è temporanea e gestibile.
Questo approccio ludico non solo facilita la comprensione del messaggio del libro, ma rafforza anche il legame tra il bambino e l’adulto attraverso un’attività significativa. Quando le emozioni vengono esplorate in questo modo giocoso e guidato, i bambini imparano a riconoscerle e a gestirle con più consapevolezza».
Cosa si può fare con i bambini arrabbiati?
«Affrontare questa emozione travolgente nei bambini è una sfida che chiunque si occupi di educazione incontra. La prima, fondamentale, comprensione è che quando i bambini sono preda di una crisi di rabbia, il dialogo è inutile. Il libro stesso ce lo mostra chiaramente: nel momento dell’apice, la loro capacità di recepire e ragionare è compromessa. Il nostro compito primario è contenere il bambino, assicurandoci che non si faccia male o non ferisca gli altri. Dobbiamo poi aspettare che la rabbia si plachi. Solo quando l’onda emotiva si attenua possiamo intervenire con il dialogo».
Cosa possiamo dire ad un bambino una volta che si è calmato?
«Nel momento di ritrovata serenità, possiamo porre domande delicate: “Ti sei accorto che ti sei arrabbiato molto? Perché? Cosa è successo? Prova a raccontarmi tu”. Se il bambino è ancora molto piccolo e fatica a esprimere a parole ciò che prova, possiamo aiutarlo a interpretare: “Ti sei arrabbiato perché ti ho detto di no, vero? Capisco che ti faccia arrabbiare, ma mamma e papà a volte devono dirti di no.” Oppure: “So che non volevi venire via dal parco, ma è ora di cena, dobbiamo prepararci. Per quanto sia bello giocare, a un certo punto bisogna smettere”. È cruciale che il bambino percepisca il “no” come un limite necessario, non come un rifiuto della sua persona. Il valore aggiunto di affrontare l’episodio di rabbia in un momento di tranquillità, magari leggendo il libro insieme, sta nella possibilità di sviluppare strategie preventive. Possiamo riflettere con il bambino: “Ti ricordi quando ti sei arrabbiato ieri, o anche poco fa, perché non volevi lasciare il parco? Ecco, cerchiamo un modo per affrontare quella rabbia”».
Che strategie preventive possiamo mettere in atto?
«Dato che la rabbia si manifesta attraverso il corpo del bambino – con calci, morsi, o colpi – le strategie più efficaci sono quelle che implicano un’azione fisica:
– Soffiare forte: un respiro profondo e un’espirazione potente possono aiutare a rilasciare la tensione.
– Lanciare una palla in aria: se siamo all’aperto, un lancio energico di una palla può essere un ottimo sfogo per l’energia accumulata.
– Creare una “scatola della rabbia” in casa: un contenitore con fogli di giornale da strappare o della pasta modellabile da schiacciare con forza permette di scaricare l’energia attraverso le mani.
– Una corsa velocissima: in giardino o in un luogo sicuro, una corsa a perdifiato può aiutare il bambino a scaricare fisicamente la rabbia prima di tornare alla calma.
– Prendere a pugni un cuscino: un’alternativa inoffensiva per sfogare la frustrazione.
È fondamentale non dare alla rabbia una connotazione totalmente negativa. L’emozione in sé non è sbagliata; è la reazione eccessiva che va reindirizzata. Dobbiamo accettare che, specialmente fino ai 5 anni, queste reazioni siano normali. I bambini non possiedono ancora gli strumenti per autoregolarsi: siamo noi i loro “regolatori emotivi”. Questo processo di apprendimento è lungo e richiede tempo e pazienza. Una strategia che funziona oggi potrebbe non essere efficace domani. Il bambino potrebbe utilizzare i meccanismi di regolazione appresi a scuola o all’asilo, per poi “sfogarsi” più intensamente con i genitori a casa. Questo accade proprio perché si sente più al sicuro nell’ambiente familiare: i meccanismi di regolazione potrebbero dover essere adattati nel tempo. La lettura del libro serve proprio a questo: a pensare insieme al bambino a “giochi” o attività specifiche che possono aiutarlo a gestire la rabbia. Dire semplicemente “calmati” non produce alcun effetto concreto».
La Voce Alessandrina Settimanale della Diocesi di Alessandria
