Terminato il secondo conflitto mondiale, anche ad Alessandria tornò subito la voglia di divertirsi. Negli anni Cinquanta, grazie all’intraprendenza dell’Aga (la compagnia che comprendeva i goliardi alessandrini), venne organizzato un evento carnascialesco rimasto memorabile: la battaglia del borotalco. Nel libro «90 anni la nostra storia» di Alberto Ballerino, nonché sul sito Alessandria-Lisòndria e, infine, sul blog di CorriereAl «Ars eloquenti goliardiae» – che veniva curato da Antonio Silvani – è possibile recuperare preziose informazioni sull’avvenimento. Sembra che l’idea fosse scaturita all’interno del mitico bar Baleta (e non poteva essere altrimenti), allora quartier generale degli studenti universitari, nel momento in cui si presentò un tal Salvaneschi con un sacco di borotalco. Si pensò infatti di proporre uno scherzoso combattimento a base di polvere di talco tra i frequentatori dello stesso bar Baleta e quelli del bar Sport. La prima battaglia ebbe luogo nel 1950, alla quale assistette un pubblico numeroso e compiaciuto. Non mancarono tuttavia proteste e lamentele, che costrinsero le autorità a vietare tale tipo di manifestazione. Per tutta risposta, i goliardi organizzarono il «funerale» del Carnevale. Sulla questione intervenne qualche anno più tardi il sindaco Nicola Basile, che autorizzò la battaglia circoscritta nella sola piazza Garibaldi. La fantasia degli studenti si scatenò: nel febbraio del 1955 venne allestita una singolare scenografia di cartapesta per la rievocazione dell’assedio della Città della Paglia da parte del Barbarossa. Il giorno della festa, l’imperatore riunì in piazza Genova le sue truppe, che dopo aver attraversato il centro cittadino arrivarono sul luogo della disfida. Tra assediati e assedianti cominciò una tremenda battaglia con il lancio di proiettili di borotalco (forniti dalla ditta Paglieri) che consistevano in sacchetti piccoli (scagliati a mano) e grandi, per i quali furono utilizzate delle vere e proprie catapulte. Anche i malcapitati spettatori vennero inevitabilmente colpiti e si verificarono diversi svenimenti. L’anno seguente, come teatro della ludica tenzone, venne preso in considerazione lo stadio Moccagatta. Sfortunatamente un tremendo acquazzone ne impedì lo svolgimento. L’allegra brigata si accontentò di recarsi in Municipio dove fu ricevuta dal sindaco a cui Gagliaudo (Gastone Noci) offrì le chiavi della città. Nonostante l’apprezzamento degli spettatori (tra cui molti turisti), le feroci critiche – che facevano leva soprattutto sui danni alla salute provocati dalla inalazione di polvere di borotalco – ebbero la meglio. Di conseguenza, non fu più concesso il permesso per organizzare questa simpatica festa goliardica nell’ambito del Carnevale alessandrino.
Mauro Remotti