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«È la povertà che ci fa paura, non lo straniero»

INTERVISTA A DON CARMELO LA MAGRA, PARROCO DI LAMPEDUSA

Sei anni dopo la visita del Papa, è ancora emergenza migranti?

I migranti non sono un problema da discutere, vanno soccorsi e aiutati». Così ci racconta don Carmelo La Magra, 39enne sacerdote della parrocchia di San Gerlando a Lampedusa, in provincia di Agrigento. A sei anni esatti dalla visita di papa Francesco sull’isola, abbiamo chiesto a don Carmelo di parlarci della “emergenza migranti” nel nostro Paese.

Don Carmelo, cosa c’entra quello che sta facendo con la sua vocazione?
«C’entra, e non potrebbe non c’entrare, visto che la vocazione cristiana, soprattutto quella di un sacerdote, è dare la vita come Gesù. E proprio Gesù dice: “Amatevi come io ho amato voi”. Ognuno prova a farlo a proprio modo: nella mia vocazione il segreto è quello di dare la vita per chi soffre, per gli ultimi».

Non tutti i sacerdoti la pensano come lei…
«(Sorride) Dovresti chiederlo a loro. Io ti posso dire che per me è cosi, perché è l’insegnamento della Chiesa e del Papa. Quindi credo, in totale umiltà, di essere sulla strada giusta».

Una domanda provocatoria: non crede che le sue omelie possano trasformarsi in comizio?
«Mai parlato di politica in un’omelia. L’omelia è parlare della Parola di Dio che la Liturgia ci offre. Possiamo attualizzarla anche al quotidiano, ma non solo sulla politica. Io faccio il prete, e questo desidero sempre sottolinearlo. Certamente la Parola di Dio ha un risvolto nella vita dei credenti, e ognuno cerca di far fruttare ciò che ha ascoltato».

La visita di Francesco a Lampedusa, l’8 luglio 2013

Cosa ne pensano i suoi fedeli? Sono al suo fianco?
«Come in tutte le comunità, le opinioni sono differenti. I miei fedeli non sostengono la “mia” attività, ma quella della nostra diocesi e della nostra Chiesa. Non sono loro che sostengono me, ma io che sostengo loro in tutte le iniziative. La maggior parte della gente rimane indifferente, sta a noi essere almeno un po’ il sale della Terra».

Il suo sindaco qualche giorno fa ha detto: «Lampedusa è stremata, è allo sbando. Le Ong e la sinistra fanno il bello e il cattivo tempo, non si può continuare a sfruttare il disagio dei nostri concittadini per puro calcolo politico o elettorale».
«Ha detto anche un’altra grande verità, cioè che gli sbarchi ci sono ogni giorno, solo che questo ai media non interessa. Quelli stremati sono i migranti, che stanno in mare, nelle navi, nei centri di detenzione. La nostra comunità è solo di passaggio. Quando il numero di migranti aumenta, i problemi sono per loro: sono senza letto, senza cibo, senza acqua, non si riesce a garantire loro un minimo di benessere. E di certo non influiscono sulla sicurezza dell’isola».

Com’è la situazione attuale dell’Hotspot di Lampedusa?
«Al momento è pieno, ben oltre il dovuto, nonostante i trasferimenti degli ultimi giorni. I quasi 100 posti disponibili sono stati abbondantemente superati. Vedremo nei prossimi giorni che cosa succederà…».

Durante la permanenza in mare della “Sea Watch 3”, ha dormito sul sagrato della parrocchia con gli attivisti del “Forum Lampedusa solidale” e alcuni turisti. Da lì è nato uno scambio su Twitter tra lei e Matteo Salvini. Vi siete confrontati, in seguito?
«No, non ci siamo confrontati, ma penso che non ce ne fosse motivo. Noi manifestavamo in solidarietà dei migranti che stavano sulla nave della Ong, non so perché lui si sia sentito chiamato in causa da questa cosa. Ci siamo detti che non ci sentivamo di dormire nei nostri letti, quando di fronte a noi dormivano per terra su una nave in mezzo al mare dei migranti. Un gesto di vicinanza che è proseguito per diversi giorni».

Don Carmelo durante il sit-in sul sagrato della sua parrocchia

Perché abbiamo paura dei migranti?
«Io non credo che gli italiani abbiano paura. Certamente questo sentirsi deboli e fragili viene alimentato dalla forte influenza mediatica. Nel momento in cui non ci si comprende bisognosi degli altri, si pensa all’altro come a un individuo che ci toglie qualcosa. Quando però ci rendiamo conto di avere bisogno dell’altro perché ci manca realmente qualcosa, scopriamo di non avere più paura. L’Italia vive grazie al turismo e alle persone che fanno visita da fuori. Gli italiani amano gli stranieri, sì, ma quelli ricchi. A noi fa veramente paura la povertà, non lo straniero. I migranti che bussano alle nostre porte sono obbligati ad arrivare qui perché vivono in condizioni difficili. La figura del povero ci mette in crisi: tutto quello che abbiamo di materiale è inutile se non abbiamo i valori veri. Allora capita che qualcuno voglia alimentare le paure della gente difendendo i cittadini da questi “nemici”. E noi ci crediamo…».

Alessandro Venticinque

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