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Il fenomeno degli Hikikomori

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

In questi ultimi anni sta prendendo piede il fenomeno giapponese degli Hikikomori (letteralemte “stare in disparte”). Un fenomeno, partito dal Giappone, che anche in Italia e nel resto del mondo si sta espandendo. Per capirlo meglio abbiamo chiesto alla “nostra” pediatra, Sabrina Camilli, di raccontarci di più. Per dare più spazio a questo argomento, abbiamo deciso di dividere l’intervista in tre “puntate”. Ecco la prima…

Dottoressa Camilli, sappiamo che anche in Italia si sta facendo strada un fenomeno tristemente noto come “ritiro sociale”, che colpisce gli adolescenti. Ci potrebbe spiegare di cosa si tratta?
«In Giappone li chiamano Hikikomori, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”: la traduzione italiana quindi potrebbe essere “ragazzi che stanno in disparte”. Si parla di più di 500mila casi accertati, ma secondo alcune associazioni si potrebbe arrivare anche a punte di un milione, ovvero quasi l’1%della popolazione giapponese. Il fenomeno attualmente colpisce tutto l’occidente, ed è arrivato anche in Italia. Nel nostro Paese sembra che ci siano un centinaio di casi accertati, soprattutto tra gli adolescenti».

Come vivono gli Hikikomori?
«Si chiudono nella loro camera per giorni e giorni, purtroppo anche per anni. Escono solo per andare in bagno, non vanno via dal conforto della loro stanza nemmeno per mangiare. Infatti, nella maggior parte dei casi i genitori portano un vassoio con il cibo che viene lasciato dietro la porta. Non vedono gli amici, non vanno a scuola: questo soprattutto per sfuggire al giudizio di coetanei e adulti».

Ma com’è possibile che si arrivi a questo punto?
«Tutto può nascere da un episodio di bullismo, ma non è l’unica causa. Una frase, le aspettative di successo che impattano contro la realtà di complessità dell’adolescenza, gli ideali giovanili di popolarità e realizzazione che invece vanno a cozzare contro la dura realtà, dove il giudizio dei coetanei è molto duro. Sono infatti i coetanei il pericolo da cui “ci si difende”, rinchiudendosi tra le quattro mura. Spesso si inverte il ritmo sonno/veglia, per cui il giorno si dorme e di notte si sta svegli al pc, tablet o cellulare, che risultano gli unici contatti con il mondo esterno. Attraverso questi device si possono instaurare amicizie virtuali».

(continua sul prossimo numero di Voce)

Leggi anche l’intervista a Marco Crepaldi di Hikikomori Italia:

Leggi anche altri approfondimenti della pediatra:

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