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Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo

Il #granellodisenape di Enzo Governale

Forse siamo tutti un po’ bulli, ogni volta che non amiamo chi non la pensa come noi

Venerdì 7 febbraio è la Giornata nazionale contro il bullismo. Sacrosanto. Prendersi un giorno per riflettere su questi temi è davvero essenziale, purché (e qui viene il difficile) questa giornata sia la base psicologica e sociale sulla quale lavorare per il resto dell’anno. Perché il bullismo è ovunque, non solo nella scuola. Anche grazie ai film e ai media abbiamo nella mente l’immagine del bullo come di un preadolescente maschio, cicciottello, con i brufoli, che prende il suo compagno più magro per un piede, lo scuote facendogli cadere dalle tasche tutti gli oggetti che possiede per rubargli la merendina. Il “bullo” è maschio e femmina, lo trovi a scuola, in ufficio, in politica, anche nelle nostre comunità parrocchiali e anche se il motivo per cui utilizza la forza assomiglia al bene comune, in realtà resta sempre un bullo. Prendiamo un esempio concreto e vicino: il presidente della Commissione cultura della nostra città, Carmine Passalacqua. Quello che ha detto è decisamente un’affermazione inadeguata, nel senso che non voglio pensare che ci creda veramente: gli è uscita così ma non doveva succedere. Nel mondo degli adulti chi dice o fa una cretinata (così possiamo tecnicamente definirla) ne raccoglie le conseguenze, e questo avviene solo se c’è un altro adulto che (nonostante la cretinata) prova a volerti bene e ti corregge. Purtroppo però, il confine tra correzione e lapidazione mediatica è davvero sottile, quindi mi chiedo: è davvero necessario mettere alla “gogna mediatica” un uomo che ha fatto un’affermazione palesemente fuori luogo? Non tanto per l’uomo in sé, quanto per tutti quelli che, anziché pensare: «Oddio, meglio non dire sciocchezze altrimenti vado alla gogna» imparano la lezione opposta: «Mettiamo alla gogna tutti quelli che non la pensano come me!». Purtroppo neanche lo scendere in piazza è esente da questa lettura: lo abbiamo visto anche in diocesi, quando davanti a un dissenso si è preferito gridare in piazza piuttosto che cercare un dialogo.

Ci sono bulli che ci mettono la faccia e che usano la forza pubblicamente, ma ci sono anche bulli che si nascono (i cyberbulli), certamente i peggiori. Sono quelli che hanno costruito il caso Amadeus, quando sappiamo molto bene che la televisione usa il corpo delle donne dagli Anni 80; sono quelli che a suon di “meme” e di immagini ridicole sul coronavirus hanno contribuito ad aumentare la diffidenza verso i cinesi. Forse siamo tutti un po’ bulli, ogni volta che non amiamo chi non la pensa come noi, ma lo contestiamo usando la forza. Noi cristiani (per quella questione di seguire Gesù) abbiamo un modo diverso di procedere: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello […]. Se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone […] e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano». Ecco, a noi mancano questi passaggi: siamo così frettolosi che ci gettiamo subito sull’ultimo punto.

Enzo Governale

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