“Il punto di vista” di Adriana Verardi Savorelli
Tra i vari messaggi che mi arrivano con WhatsApp ce ne sono alcuni che non cancello perché sono tanto belli e spesso li rivedo per ricevere quel tuffo al cuore che mi fa bene. Fiori umilissimi, coloratissimi, solitari o in meravigliose cascate, presenti non nei campi, nei giardini, o nei parchi cittadini, ma in mezzo alle dure pietre o rocce di montagne. Stupore e commozione di fronte a queste meraviglie!
Ringrazio il Dio Creatore. Quando guardo quei fiori penso alla “resilienza” che, in psicologia, è un concetto molto interessante. Indica la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Quei fiori… e i loro colori!
Vorrei riprendere in mano i pennelli e le tele dimenticati da tempo immemorabile, forse relegati in soffitta o finiti chissà dove, non ricordo più… Uno slancio momentaneo di creatività, subito represso perché mi ritengo inadeguata a rappresentare tanta bellezza, dopo il lungo letargo degli anni che non si contano più. Ricordo… Alluvione del novembre 1994 in Piemonte: in Alessandria e dintorni, San Michele…
Un evento rovinoso: morti, feriti, danni economici, case inagibili, dolore. Per alcuni anni quella tragedia appare nei miei sogni… acqua dappertutto, presente in casa fino al terzultimo scalino del primo piano (in tutto 15 scalini), alberi distrutti, recinzioni murarie divelte, paura… Un vero incubo da cui pare impossibile liberarmi. Eppure anche questo passa!
L’essere umano ha in sé risorse sorprendenti che nel momento opportuno si rivelano. Scopro in me la capacità di trasformare il male in bene. Apprezzo l’aiuto del prossimo. La ripresa è lenta, ma continua. I lamenti non servono: questa è la mia prima considerazione. I libri di scuola ed altri a cui ero affezionata sono diventati blocchi fangosi irrecuperabili… sono serviti quando ne avevo bisogno… mi consolo per quelli salvati… Riordino come posso ciò che è rimasto. La buona volontà cresce ogni giorno di più. Imparo che cosa è veramente la pazienza e la santa fatica quotidiana che mi fa gioire quando, a sera, ho realizzato i miei progetti… volevo fare quella cosa e ci sono riuscita… Riacquisto la fiducia in me stessa e nel mio prossimo.
Non più l’egoistico “io”, ma il fraterno “noi”, insieme con l’umiltà, virtù spesso dimenticata. Conosco la “resilienza” quando alla mia porta bussa l’imprevisto che mai avrei immaginato. In mezzo alla durezza della pietra il fiore nasce, cresce e diventa bellissimo.
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