L’Editoriale di Andrea Antonuccio
Care lettrici, cari lettori,
apriamo questo numero di Voce con le parole del nostro vescovo dopo i Vespri di domenica 25 aprile, a chiusura dell’Ottavario della Salve. Sono parole significative, dopo un anno in cui abbiamo conosciuto il Mistero di Gesù nella sofferenza del Covid, che ci ha costretto a chiederci il senso del vivere e del morire. E c’è qualcosa che viene prima, senza il quale non capiamo più nulla. Ho pensato a questo “qualcosa” nel dialogo con un amico sul ddl Zan, che mercoledì 28 è stato calendarizzato al Senato, e dunque verrà discusso e votato.
Ebbene, nel confronto con l’amico sono emersi diversi aspetti della questione, sottolineati anche nell’ultima nota della Presidenza della Cei. Ne riporto alcuni passi, in cui si evidenziano i “pericoli” del ddl: «Una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna». E ancora: «È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative». Da ultimo: «Sentiamo il dovere di riaffermare serenamente la singolarità e l’unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna».
Tutto vero, tutto giusto. Peccato, però, che queste evidenze siano crollate da tempo, e dunque non siano più così “evidenti” per l’uomo e la donna di oggi. Con i ragionamenti, anche belli e santi, non si convince più nessuno… Serve una vita, illuminata (veramente, non ideologicamente) da “qualcosa che viene prima”: un incontro reale che ci restituisca come ragionevole ciò che per natura già lo è (la differenza tra uomo e donna, l’unicità della famiglia, e così via). Altrimenti continueremo solo a difendere dei valori, di cui prima o poi ci stancheremo anche noi.
Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it
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