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Riscaldamento (globale) dei prezzi

“Cronache dalla galassia” di Enrico Zappa

Questo inizio di primavera sembra allontanare le preoccupazioni sul riscaldamento globale causato dalle attività umane, ma ci sono altri contesti in cui l’atmosfera si sta riscaldando. I prezzi delle materie prime, dal rame al ferro, fino al grano, sono in salita da alcuni mesi e hanno sostanzialmente recuperato quanto perso dall’inizio della pandemia. Addirittura si segnalano difficoltà nell’approvvigionamento di microchip.

I noli marittimi, ovvero i costi di trasporto, sono alle stelle. Sono la Cina, il cui vorace sistema produttivo è ripartito alla grande, e gli stimoli finanziari all’economia a causare questo “riscaldamento” dei prezzi, in quanto la domanda di materie prime eccede al momento l’offerta. Anche la domanda di acciaio è in forte ripresa e i principali produttori mondiali sorridono per questo boom (a proposito, a Taranto cosa succede?).

La preoccupazione è che, presto o tardi, questo incremento di costi della produzione si traduca in un aumento dei prezzi al consumo; l’auspicio è che possa avvenire in un contesto di ripresa anche per il Vecchio Continente. Nel frattempo le ceneri radioattive di Chernobyl (nella foto) hanno ricominciato a riscaldarsi. Le contromisure messe in atto dopo il disastro del 1986 dovrebbero scongiurare eventi drammatici, ma potrebbe allontanarsi la realizzazione del progetto del governo ucraino per la rilocalizzazione del materiale radioattivo in un deposito sotterraneo.

Questa notizia non è sicuramente passata inosservata in Giappone, dove il piano di sversamento in mare di oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva, scaglionato in decenni, ha ricevuto pareri positivi da alcuni scienziati tra cui il direttore della Iaea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

L’assunto di fondo è che la durata nel tempo dello sversamento non comporterà un significativo aumento della radioattività di fondo, con la quale conviviamo tutti i giorni anche se inconsapevolmente. Corea e Cina, grandi consumatori di pescato, non condividono questo ottimismo e hanno già manifestato la loro contrarietà al progetto. All you can eat?

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