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Grandezza e sensibilità mariana di un Papa

Testimoni della fede

Il mese di maggio volge al termine: un “tempo speciale” dedicato a Maria e un mese la cui conclusione mi induce a proporre, quale nuova “risonanza”, alcune brevi riflessioni incentrate sul collegamento tra la Vergine, la preghiera mariana per eccellenza – il Rosario – e la figura di un grande pontefice della storia recente – San Paolo VI (1897-1978) – la cui memoria liturgica è stata inserita nel Calendario Romano Generale al 29 maggio, giorno della sua ordinazione sacerdotale. Certo, la santità (proclamata da papa Francesco il 14 ottobre 2018), ma anche la grandezza e il ruolo straordinario esercitato nella storia della Chiesa del XX secolo da Giovanni Battista Montini richiederebbero pagine e pagine per poter essere minimamente approfondite.

Non basterebbe infatti accennare ai suoi natali (a Concesio, Brescia) da una famiglia cattolica molto impegnata sul piano politico e sociale, né all’essere diventato nel 1925, in un momento storico particolarmente critico, Assistente nazionale della Fuci, né sarebbe sufficiente richiamare la sua solerte, silenziosa ma efficacissima attività a fianco di Pio XII durante gli anni bui della II guerra mondiale. Divenuto Arcivescovo di Milano (1954), Cardinale nel 1958 nel primo Concistoro di papa San Giovanni XXII e a lui succeduto col nome di Paolo VI il 21 giugno 1963, papa Montini ha concluso formalmente e avviato il compimento sostanziale del Concilio Vaticano II.

Rimandando a quanto, in modo preciso e sistematico, viene riportato di questo grande papa (anche) sul sito www.vatican.va/content/paul-vi/it.html vorrei soffermarmi un poco di più su un aspetto alla base del “collegamento” cui facevo prima cenno: quello della sua profonda sensibilità e devozione mariana. Papa Montini non solo scrisse due specifiche encicliche mariane – la “Mense Maio” (1965) e la “Christi Matri” (1966) – ma, a conclusione della III Sessione del Concilio Vaticano II, proclamò la Vergine «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori».

Nel 1967 e nel 1974 pubblicò poi due esortazioni apostoliche sul culto e il modello di santità mariani: la prima “Signum Magnum” è del 13 maggio 1967 e la seconda “Marialis Cultus” del 2 febbraio 1974. Proprio da quest’ultima traggo alcuni “tesori” che ritengo meritevoli di attenzione. Egli – citando un altro grande papa suo predecessore, ossia il “nostro” San Pio V (di cui lo scorso 1° maggio abbiamo ricordato i 449 anni dalla morte) – scrive (al n. 49) che «La Corona della Beata Vergine Maria, secondo la tradizione accolta da […] san Pio V e da lui autorevolmente proposta, consta di vari elementi, organicamente disposti. […] (n. 50) Ognuno di essi ha la sua indole propria che, saggiamente compresa e valutata, deve riflettersi nella recita perché il Rosario possa esprimere tutta la sua ricchezza e varietà. Detta recita, pertanto, diventerà grave e implorante nell’orazione del Signore; lirica e laudativa nel calmo fluire delle Ave Maria; contemplativa nell’attenta riflessione intorno ai misteri; adorante nella dossologia […]».

E, quasi lanciando una “raccomandazione” validissima ancora ai giorni nostri, precisa (al n. 51) che «In tempi recenti sono stati creati alcuni pii esercizi che traggono ispirazione dal Rosario. Tra essi, desideriamo indicare e raccomandare quelli che inseriscono nello schema consueto delle celebrazioni della parola di Dio alcuni elementi del Rosario […], quali la meditazione dei misteri e la ripetizione litanica del saluto angelico. Tali elementi acquistano così maggior risalto, essendo inquadrati nella lettura di testi biblici, illustrati con l’omelia, circondati da pause di silenzio, sottolineati con il canto. Ci rallegra sapere che tali esercizi hanno contribuito a far comprendere più compiutamente le ricchezze spirituali del Rosario stesso ed a rivalutarne la pratica presso associazioni e movimenti giovanili».

Guido Astori

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