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Ricordando… Giovanni Palatucci

Risonanze

Il 10 febbraio 1945 moriva a Dachau Giovanni Palatucci, ultimo Questore della città (italiana) di Fiume. L’avvicinarsi del 76° anniversario della sua morte ci offre lo spunto per una nuova “risonanza” – in considerazione anche della presenza ad Alessandria di una piazza a lui intitolata nel quartiere “Cristo” – e per riflettere sul senso della “memoria” storica (sempre da ricercare con passione e oggettività), ma anche su quello dell’“eroismo”: un termine che, anche dal punto di vista cristiano, ha particolari valenze e peculiarità.

Nato a Montella nel 1909, Palatucci, dopo la laurea, entra nella Pubblica Sicurezza e nel 1938 viene destinato a Fiume dove diviene Commissario e poi Questore reggente, con la responsabilità dell’Ufficio stranieri. Grazie a questa funzione, in una situazione caratterizzata dalle leggi razziali, si prodiga a favore degli ebrei salvandone molti dalla deportazione; entra poi a far parte del C.L.N. fiumano ma viene arrestato nel settembre 1944.

Sebbene torturato, non fornisce nessun nome dei propri collaboratori e per questo viene condannato a morte: pena in seguito commutata nella deportazione a Dachau. Lì muore per gli stenti e le sevizie patite, due mesi prima della liberazione del campo. Si potrebbe dire: una storia come tante altre di eroismo durante il secondo conflitto mondiale! Ed è vero… e vale per tanti eroi che anche ad Alessandria abbiamo ricordato (da ultimo il Capitano Bruno Pasino morto fucilato con tre compagni partigiani il 31 gennaio 1945 vicino a Casalbagliano).

Il caso di Palatucci può tuttavia offrirci un ulteriore spunto di riflessione per almeno due motivi. Il primo è che la sua figura è stata riconosciuta sia dallo Yad Vashem di Gerusalemme (il Memoriale ufficiale di Israele delle vittime dell’Olocausto che nel 1990 lo ha dichiarato “Giusto tra le nazioni”), sia dallo Stato italiano che gli ha conferito nel 1995 la Medaglia d’Oro al Merito Civile.

Pure la Chiesa Cattolica, nel 2004 lo ha proclamato “Servo di Dio”: qui sta, se vogliamo, il secondo motivo di questo invito alla “risonanza” e all’approfondimento di questa figura.
Una riflessione che non può essere solo storica ma che, senza cedere all’agiografia, può interpellarci come cristiani se realmente abbiamo a cuore il rispetto delle persone e dei loro diritti inviolabili e se, nel momento presente, sappiamo intercettare situazioni in cui la nostra testimonianza di amore alla verità e di servizio fraterno, generoso e disinteressato può essere cristianamente e concretamente manifestata.

Eroismo, testimonianza, martirio… sono tutti termini correlati e Giovanni Palatucci ci ricorda che vanno declinati nel quotidiano, qui ed ora, come ha provato a fare lui in quegli anni bui della dittatura nazi-fascista.

Guido Astori

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