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La testimonianza di Diego Lumia: «Ero morto perché credevo in cose morte, ma lo Spirito Santo mi diede di nuovo vita»

Una testimonianza dalla Festa delle famiglie e del catechismo del 14 aprile 2024

La storia di Diego Lumia, dell’Ufficio famiglia della Diocesi di Alessandria

Sono Diego Lumia e con mia moglie Larives, siamo responsabili dell’Ufficio famiglia della Diocesi di Alessandria, e siamo lieti di aver collaborato insieme agli amici dell’Ufficio catechistico a preparare questa festa dei bambini e delle famiglie ai piedi di Maria, che sicuramente lascerà nel cuore di ciascuno oggi qualcosa di importante.

Come Maria anche ognuno di noi può attraversare a volte il tempo della notte, vivere situazioni difficili e incomprensibili e, proprio in quei momenti, sperimentare l’incontro con Dio che viene a rischiarare le tenebre con la sua luce, come è successo nella mia vita.

Ringrazio sempre il Signore per quella benedetta esperienza “della notte” che ho attraversato quasi 30 anni fa, grazie alla quale Dio ha cambiato mia vita.

Sono nato e cresciuto a Torino dove ho vissuto fino ai 30 anni in una bella famiglia con un padre e una madre buoni e generosi e il mio caro fratello Mauro, poco più giovane di me; fin da piccolo però sono sempre stato molto sensibile e introverso: crescendo avevo un vuoto dentro il cuore, un’inquietudine che non riuscivo a colmare e mi impediva di essere felice o di sognare un futuro per me. Un vuoto che poi è stato riempito con l’atletica leggera che diventò la mia ragione di vita, schiacciando affetti, tempo e a volte amicizie al di fuori di quel contesto; in ultimo soffocai la fede allontanandomi dai Sacramenti, dalla comunità, dedicando la domenica solo per le gare. Iniziai a trasformare le preghiere in riti scaramantici per ottenere chissà quali benefici: pura superstizione, che mi portò a credere negli oroscopi e a varie filosofie legate alla new age.

Vivevo per correre, cronometro alla mano, cercando di superare i miei limiti e, nel giro di qualche anno… per la corsa mi sono ammalato; ho chiesto al mio fisico più di quello che poteva sopportare, per ottenere più risultati e per non perdere i progressi raggiunti. Proprio al termine di una bellissima gara ebbi un tracollo fisico che mi tenne a letto per dei mesi indebolendo anche i miei organi vitali.

Mi crollò il mondo addosso. Dopo diversi esami sballati, la depressione, si presentarono anche varie patologie che mi fecero pensare che da lì a poco la mia vita sarebbe finita al cimitero; quando qualcuno veniva a trovarmi, credevo che l’avrei visto per l’ultima volta.

Ma anche in quel triste periodo che aveva afflitto tutta la famiglia Dio aveva un progetto di pace e non di sventura, per concedermi un futuro pieno di speranza (cfr. Ger 29,11): non pregavo molto, anzi, da superstizioso com’ero, pensai di aver ricevuto il malocchio e andai da un sacerdote esorcista, don Rodolfo Quaranta, che semplicemente mi invitò a tornare da Gesù iniziando un cammino nel gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo che frequentavo anni prima; senza saperlo feci la mia prima vera confessione nella quale abbandonai al Signore quegli idoli che mi uccidevano l’anima in contrasto con la fede: rinunciai con tutta la mia famiglia a ogni superstizione abbandonando ogni credenza negli oroscopi, magie, esoterismo, false cure alternative e le varie esperienze new age che ottenebravano il cuore; bruciai tutti i libri che riguardavano tali argomenti, perché “gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida” (Sal 115,4-8).

Ero morto perché credevo in cose morte, ma nella Confessione lo Spirito Santo mi diede di nuovo vita.

Non rinunciai alla corsa, ma la vidi con occhi nuovi, come uno strumento per la mia gioia e salute.

14 gennaio 1998: Dio irrompe nella mia vita. Dio nella confessione mi aveva liberato il cuore e nacque in me il desiderio di incontrarlo, cosa che avvenne qualche giorno dopo, la sera di mercoledì 14 gennaio 1998 quando, pur in condizioni di salute precarie, tornai al gruppo RnS Regina degli Apostoli nella chiesa antica di Nichelino, dove fui accolto con amore dai fratelli tra le lodi e i canti gioiosi al Signore.

La mia vita cambiò poi in un istante durante quella preghiera comunitaria carismatica attraverso questa parola profetica: “Ecco oggi è tornata a me la pecorella smarrita”: da quel momento Dio è entrato totalmente nel mio cuore e l’ho accolto come Signore della mia vita.

Questo è stato per me il giorno della luce nel quale lo Spirito Santo mi ha dato una vita nuova e, pur non guarendo subito, ha messo in me una gioia e un fuoco incontenibile che mi ha spinto ad annunciare il suo amore a tutti: anche per te che stai leggendo, Dio ha da sempre un progetto di amore e di pace, ha dato la sua vita per te ed è risorto sconfiggendo il male e la morte: Dio è un Padre felice se gli apriamo le porte del nostro cuore e ci abbraccia come figli amati (cfr. Lc 15,20)

Dalle tenebre alla luce. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. (Gv 1,4-5) Ancora oggi in me continua il combattimento interiore tra luce e tenebre, tra accogliere Dio (e il prossimo) o rifiutarlo, sapendo che per vincere devo saper perdere e lasciare vincere Lui e la sua volontà.

Le tenebre non rappresentano solo la lontananza da Dio ma anche quei momenti in cui si presentano incognite e affrontiamo importanti cambiamenti; quelle “buone tenebre” nelle quali, per fede mi sono lasciato guidare dalla mano del Signore come ad esempio nel mio trasferimento ad Alessandria che ho vissuto come una chiamata ad uscire dalla mia terra verso una nuova (cfr. Gen 12,1), un viaggio nel quale ho visto la luce di Dio attraverso gli occhi di mia moglie Larives quando il 15 agosto 2005 qui ad Alessandria ci siamo incontrati per partecipare alla Gmg di Colonia. Da lì a poco ci siamo sposati e ci siamo lasciati condurre poi insieme dalla mano di Gesù nella strada che ha preparato per noi.

Come Maria, fidiamoci di Dio che si prende cura di chi si rifugia in lui (Na 1,7b ) e lasciamoci condurre per mano verso la sua strada che è luce e vita.

 LEGGI ANCHE: La veglia per la vita 2024: intervista a Diego Lumia e Larives Bellora

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