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Occasioni di Misericordia – Chiusura giubileo

VESCOVO GUIDO “Stringetevi a Cristo, Egli parla ai nostri cuori”

Carissimi,
abbiamo ascoltato nella liturgia della parola che siamo “chiamati ad essere un regno di sacerdoti e una nazione santa”. E’ la chiamata che abbiamo ascoltato al termine di questo giubileo straordinario della misericordia: “essere un regno di sacerdoti, essere una nazione santa”.
Regno di sacerdoti non vuol dire che dobbiamo essere tutti sacerdoti, vuol dire che ciascuno di noi deve vivere il sacerdozio battesimale, cioè deve fare della sua vita una offerta amorosa, e quindi essere una nazione santa.
Vivere il giubileo della misericordia non è stato una cosa fine a se stessa, di questo ne ho avuto un chiaro avvertimento nel corso di questo anno; non l’abbiamo fatto per fare celebrazioni, l’abbiamo fatto perché, attraverso le celebrazioni, potessimo toccare la misericordia di Dio per ottenere la grazia ed essere a nostra volta misericordia per i fratelli che incontriamo.
Questo è stato lo scopo del giubileo e a questo scopo adesso dobbiamo essere fedeli; dobbiamo dimostrare con la vita che questo giubileo non è stato una celebrazione, un episodio che si è chiuso ed è morto con la sua chiusura, ma è stato un incontro con il Signore che, in qualche misura, ha cambiato la nostra vita, il nostro modo di stare al mondo concretamente, il nostro modo di amare, di essere vicini.
Abbiamo ascoltato che Gesù chiede che siamo una cosa sola; il frutto della misericordia è avvicinarsi a chi ha bisogno e diventare una cosa sola. Avvicinarsi al nostro prossimo, e chi è il nostro prossimo? E’ colui che abbiamo vicino, è colui che ci passa accanto; prima di tutto coloro che appartengono alle nostre comunità: dobbiamo essere una cosa sola perché il mondo creda: “Siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” ha detto Gesù.
Il nostro essere Chiesa in uscita passa dall’essere una cosa sola tra di noi; e questo essere una cosa sola è l’uscita che facciamo verso il fratello che ci è più vicino; e quando siamo insieme, come comunità, allora quello che faremo sarà molto più forte e si manifesterà la Chiesa in uscita in modo più pieno, più maturo, più completo, più credibile: la testimonianza passa esattamente da qui.
Per fare questo bisogna stringersi a Cristo e tra di noi, pietra rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, e senza aver paura a nostra volta di essere rigettati.
Il mistero delle pietre è questo: vediamo una pietra che può essere semplicemente una pietra nella quale possiamo inciampare, ma può essere anche la pietra angolare di un edificio.
Succede questo anche per noi, se ci mettiamo dentro questo edificio spirituale siamo d’inciampo, siamo lì in mezzo, diamo fastidio; ma se ci mettiamo insieme agli altri in questi edifici spirituali, nasce una costruzione ben ordinata e il Signore costruisce il suo tempio tra gli uomini: il luogo della sua presenza.
Dobbiamo stringerci a Cristo, dobbiamo stringerci a Cristo.
Ricordiamoci che solo in Gesù possiamo trovare la forza; e come vi ho detto tante volte, l’anno della misericordia non vuol essere un momento in cui il vescovo dice: “Fate questo, fate quello”.
Io sono sicuro che lo Spirito Santo vi ispira perché, questo anno, l’ho già visto in azione dentro di voi nei tanti momenti di condivisione.
Tra parentesi: che bella questa condivisione! Quante persone ho ascoltato quest’anno, che bello!
Le ultime occasioni sono stati gli incontri di discernimento comunitario, ma anche il lavoro di tutti gli organismi vari di partecipazione della Chiesa: il Consiglio pastorale diocesano, la Consulta delle Aggregazioni laicali, le singole Associazioni e i Movimenti, l’Assemblea del presbiterio, la Due giorni del clero, l’Assemblea diocesana alla Pentecoste scorsa; quante occasioni abbiamo avuto e che bello questo ascolto. Ho sentito una Chiesa viva, ho sentito tante persone che hanno a cuore il seguire Gesù.
Stringetevi a Cristo, egli parla ai nostri cuori; vogliatevi bene perché Gesù vuol fare di voi uno strumento speciale per prolungare la sua misericordia nella storia, oggi, qua ad Alessandria; il Signore ha bisogno di voi: siate disponibili.
In questo modo, come diceva San Pietro, diventeremo veramente “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce”.
Carissimi vogliamo portare adesso all’offertorio, esercitando il nostro sacerdozio battesimale, i doni che il Signore ci ha fatto in questo anno; glieli offriamo in rendimento di grazie. Facciamolo insieme nei nostri cuori e chiediamo che il Signore benedica le nostre vite, e che questo anno giubilare lasci una traccia profonda nella nostra Chiesa, nelle nostre comunità e in ciascuno di noi.
La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, nostra dolcissima e amatissima patrona, interceda per noi e ci accompagni nel cuore di questa liturgia perché possiamo contemplare l’amore infinito del suo Figlio che ha dato la sua vita per noi e che ancora, nella divina liturgia, la offre a ciascuno di noi.
Sia lodato Gesù Cristo.

mons. Guido Gallese
Omelia di chiusura del Giubileo Straordinario della Misericordia

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