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Pronti a “scoprire” il nostro Dio

Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo

In questa seconda domenica del tempo ordinario, il vangelo ci porta di nuovo sulle rive del Giordano, dove Gesù riceve il battesimo.

Giovanni, a differenza degli altri vangeli, non descrive questo battesimo ma vi allude soltanto, spostando l’attenzione direttamente su Gesù e sulla sua missione. Attraverso gli occhi del Battista, ci viene presentato il Messia, “l’atteso delle genti”, colui che è stato il riferimento costante della ricerca e della predicazione dei profeti.  Giovanni Battista stesso, lo dice, ha speso tutta la sua vita per “preparargli le strade”: tutte le sue parole erano volte ad aprire il cuore degli uomini al Cristo che veniva.

E anche il battesimo di penitenza che egli amministrava presso il Giordano era un segno della purificazione di vita necessaria per accogliere il Messia.

Il quarto evangelista, con il suo stile sempre carico di simboli, nota che Giovanni vede Gesù “venire verso di lui”. È Gesù che viene incontro, non viceversa. Non sono gli uomini ad andare incontro a Gesù, e lui che viene incontro noi. Questo è il mistero che abbiamo celebrato in tutto il tempo di Natale, quando Gesù, è venuto ad abitare in mezzo a noi, si è rivelato e manifestato come il Salvatore. Ma noi, a volte, siamo così chiusi in noi stessi, che quando il Figlio di Dio viene neppure ce ne rendiamo conto: “venne fra i suoi e suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11).

Anche Giovanni Battista, vedendo Gesù dice: “io non lo conoscevo”. Questa affermazione appare poco credibile, dal momento che erano parenti e coetanei. In realtà Giovanni sembra voler dire “non l’ho riconosciuto”, non aveva cioè conosciuto il vero volto di Gesù.

Anche se lo aveva visto nei suoi tratti fisici, Giovanni aveva bisogno di una conoscenza più profonda, di un incontro spirituale più vero, per comprendere il mistero di Gesù e la sua missione.

Solo al battesimo la voce del Padre che viene dall’alto gli permette di conoscere e capire. Questo vale anche per ognuno di noi, che forse presumiamo di conoscere già il Signore e di sapere quanto basta del Vangelo, e ci sentiamo dispensati dal cercare più in profondità.

Se il Battista, il più grande tra i nati da donna, afferma “io non l’ho riconosciuto”, quanto più dovremmo dirlo noi? Proviamoci e vedremo il Signore venirci incontro. Lo scopriremo come “Agnello che toglie il peccato del mondo”, lo vedremo come colui che prende su di sé le nostre fatiche e le nostre croci quotidiane, i nostri desideri, le nostre incertezze e i nostri peccati. Solo questo incontro personale con lui può dare l’inizio al cammino di discepoli, come vedremo domenica prossima.

Giovanni Battista, e ognuno di noi con lui, contempla colui che salva, che come Buon pastore prende sulle sue spalle (questo il significato di “toglie”) il peccato del mondo, che cancella le logiche di male e di violenza che rendono amara la vita degli uomini ancora oggi. Il nostro Salvatore, il nostro Dio, è un agnello, un servo, che non hai vissuto per se stesso, ma tutta la sua vita è stata spesa per gli altri.

don Stefano Tessaglia

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