Eccellenza, quali donne della Chiesa hanno segnato particolarmente il suo cammino?
«Senza dubbio la donna della Chiesa che ha segnato più di qualsiasi altra donna il mio cammino è mia madre: dico che è “della Chiesa” perché dobbiamo sempre ricordarci che la Chiesa siamo noi. È lei che mi ha introdotto alla vita della Chiesa e mi ha introdotto alla conoscenza di Gesù Cristo, della fede, e mi ha insegnato a rapportarmi a Dio quotidianamente. È attraverso di lei che ho conosciuto la donna decisiva della mia vita che è la Madonna, alla quale il giorno della mia ordinazione presbiterale ho detto: “Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana”. È una citazione del Cantico dei Cantici che ho attualizzato dicendo che la collana della Madonna è il Rosario. Da questa frase ho tratto il mio motto episcopale. Da donna, a donna (la Madonna), a donna: la Madonna mi ha portato a Gesù, dopodiché ho scoperto la sposa di Gesù, la Chiesa di cui la Madonna era immagine e modello».
Quando è avvenuta questa «scoperta»?
«Questa scoperta è avvenuta ben avanti nel mio sacerdozio: se dal punto di vista teoretico-teologico avevo ben chiaro che la Madonna era immagine e modello della Chiesa, come del resto avevo ben chiaro che fosse la Madre di Dio anche prima di conoscerla esistenzialmente, la vera scoperta della Chiesa è avvenuta quando ho scoperto la comunità. Essa è avvenuta progressivamente negli anni di servizio in parrocchia assieme ai miei parrocchiani, anche loro in ricerca, e più fortemente negli ultimi anni di sacerdozio nel servizio di pastorale giovanile dove ho vissuto, grazie alla freschezza, alla malleabilità e al coraggio inventivo dei giovani, un’esperienza profonda di Chiesa caratterizzata prima di tutto dai doni dello Spirito, che era il vero motore della nostra vita».
Quale pensa sia oggi il ruolo della donna nella Chiesa?
«Risponderei provocatoriamente: non lo so! In questo senso: stiamo provenendo da un periodo in cui con il movimento femminista si è avuta una emancipazione della donna e l’assunzione di un suo ruolo differente all’interno della società. Questo cambio ha portato sociologicamente, e anche a livello personale, a degli scompensi nella relazione uomo-donna. I sociologi ci dicono oggi che la figura paterna, il maschio, sta vivendo un momento di crisi che è un contraccolpo di questa alterazione dei rapporti appena avvenuta, per cui credo che per capire più profondamente il ruolo della donna, ma anche del maschio, nella società sia necessario lasciar passare un congruo lasso di tempo. Nel frattempo posso dire che la donna ha evidentemente un ruolo importantissimo. Non a caso la Chiesa è femmina ed è la sposa dell’Agnello, il Signore. Sicuramente dobbiamo abituarci a incontrare donne nella Chiesa in ruoli in cui non eravamo soliti incontrarle. Da questo punto di vista ad Alessandria stiamo sperimentando, secondo i suggerimenti della Evangelii Gaudium, l’introduzione di donne, e in generale di laici, nel ristretto numero delle persone che consigliano ordinariamente il Vescovo. Devo dire che sono molto soddisfatto. Mi sembra che ci siamo arricchiti di uno sguardo e di un approccio più completo».
Di recente ha accennato al legame della donna con Maria, come moglie e madre: può spiegarci?
«Ho sottolineato che il modello di donna nella Chiesa è senza dubbio la Madonna la quale è, peraltro, il più grande Santo della Chiesa. La cosa interessante è che questa santità è stata raggiunta in un modo che ci sorprende: non facendo cose straordinarie, non vivendo un ministero sacerdotale, la predicazione o il martirio; ma nella vita quotidiana di casalinga, di madre, di cuore della Santa famiglia. Questo significa che la santità non consiste primariamente in ciò che si fa ma in come lo si fa. Sostanzialmente consiste nell’amore; e trovo che in questo la donna abbia delle capacità decisamente straordinarie».
A cura di Carlotta Testa