Dalla trascrizione del colloquio che ho avuto con padre Massimo Rastrelli, primo presidente della Consulta Nazionale Antiusura, morto il 27 febbraio scorso, in occasione del 25° anniversario della Fondazione S. Giuseppe Moscati da lui costituita a Napoli nel febbraio 1991 (tutta la trascrizione, approvata da padre Massimo, si trova nel quaderno 2°: http://www.favordebitoris. it/#quaderni) Rastrelli: «Quando io vidi che la legge (sull’usura) approvata in commissione Giustizia della Camera era fuori strada mi rivolsi al Senato. Girai per i gruppi parlamentari di tutti i partiti e poi andai in Commissione giustizia e dissi: “Se voi mi fate la legge anti usura come l’ha fatta la Camera io vi sconfesso tutti come uomini e come politici”. Piansero tutti, allora io mi sedetti e dissi: “Scusate, vedo che abbiamo la stessa coscienza”. Mi ricordo che mi voltai a destra e piangevano tutti, mi voltai a sinistra piangevano tutti, mi voltai indietro piangevano tutti. La legge fu approvata a Camere sciolte ed a Governo dimesso. Ho fatto sei mesi di omelie mirate gridando dal pulpito che l’usura era una vergogna e che bisognava intervenire contro l’usura. Denunciai qualcosa che si pensava non esistesse più. A me interessavano i poveri, e i più tragicamente poveri sono gli indebitati perché il debito distrugge e sconvolge la famiglia. Per costruire l’uomo e far sì che la famiglia non si distrugga dovevo togliere l’indebitamento ossessivo. Per togliere l’indebitamento non bastano i consigli, bisogna pagare e per pagare devo avere i soldi. Ho fatto quindi due fondi: uno non statale con cui ho avviato l’attività della Fondazione, il secondo è il fondo statale. A questo fondo statale non posso chiedere la carità che è evangelica. Allora ho creato appunto due fondi: per la carità evangelica quello non statale, per la prevenzione quello statale. Ho creato le fondazioni con l’aiuto di Dio e con la preghiera». Pastore: «Come imprenditore mi sono trovato, con la crisi economica, di fronte a delle difficoltà create dalle banche e dall’usura che mai avrei immaginato prima dalla crisi economica. Queste difficoltà, facendomi prendere coscienza delle difficoltà mie, ma anche delle difficoltà degli altri imprenditori e delle difficoltà della povera gente, mi hanno però arricchito spiritualmente». R.: «Ti hanno arricchito perché hai combattuto. Pastore, alleiamoci e combattiamo insieme! Non lasciamo svanire quello che è stato costruito!». Massimo Rastrelli trasmetteva con la voce una nettezza assoluta dei concetti e i suoi occhi sottolineavano la perentorietà dell’affermazione. Mio padre, quando voleva rendere onore ad una persona e soprattutto alle opere di questa persona, usava una tipica espressione ligure: «Parlandone da vivo». Voleva con questo far capire che le opere restano al di là della vita fisica della persona. Padre Massimo Rastrelli è stato un grande uomo di Chiesa, e per questo ritengo che la Chiesa lo onorerà in perpetuo. Chi, come me, è un laico è più giusto che ne ricordi le opere, che ne «parli da vivo». Le frasi che ho riportato, pronunciate con l’energia che vibrava nella voce e negli occhi, nonostante l’evidente prostrazione originata dalla malattia, sono una testimonianza e un insegnamento che da quel giorno ho portato avanti e cercato di trasmettere nell’attività di difesa degli indebitati.
Giovanni Pastore